la critica politica - anno III - n. 5 - 25 maggio 1923

LA " RIFORMA GENTILE " 217 spazzate via il fascismo purificatore : quali altre potenze son riuscite a tanto? Ai posteri, anzi, ai 1nembri del Fascio di E. N. convertitisi al Fascismo, l'ardua sentenza; perchè noi la risposta ce la siamo data da un pezzo. LIBERTÀ DEGLI INSEGNANTI Una volta dei professori medi governativi italiani si poteva ben dire che essi erano naturaln:iente le più libere creature del mondo .... burocratico. Anzitutto non erano impiegati, non avevan giuramento e non avevan, si puè dire, supèriori: erano, anch'essi, come acutissimamente osservò l'Ei- • naudi dei professori universitari, un po' gli eredi degli abati, o degli accademici, a cui gli antichi governi paterni ·o teocratici assicuravano, con una decorosa povertà, la libertà di dedicarsi ai loro studi o alle loro ùbbie ; avevan poche ore d.' insegnamento, molte vacanze, e del tempo che loro avanzava potevan far quel che volevano, dar lezioni private, studiare, far sonetti, a loro piacimento. E non avevano, come ho detto, padroni: c'era sì il direttore o il preside, ma questo era più un collega che un superiore; se ,era una brava persona meglio per tutti, se era un lavativo peggio per lui; il Provveditore, quello, o era lontano o -aveva altro per la testa ; e ad ogni modo nè l'uno nè l'altro potevan fare al professore· nè bene nè male. Era inamovibile, salvo il caso di delitti comuni; politicamente godeva, per consuetudine, di larghissima libertà; didatticamente, poteva, quasi sempre, fare onestamente quel che voleva; unico e supremo controllo, dopo quello della coscienza, quello degli scolari, il quale non è a dire che non fosse assai efficace. Ed era appunto per il privilegio di questa larga libertà, congiunta, si capisce, con la beata sicurezza che dà l' itnpiego governativo, che molti giovani d'ingegno in Italia seguitarono per un pezzo a sceglier la via del- ' l' insegnamento governativo, sebbene fosse questa una carriera, per tanti altri lati, così poco allettatrice. Ma, negli ultimi te1npi, molti brandelli di questa libertà il professore medio era venuto lasciando ·fra i pruni delle varie leggi, con cui dal 1906 in qua, successivi legislatori si erano ostinati a < guarentirlo > ed a < migliorarlo>; la legge del 1906, che pure lo aveva assicurato contro gli arbitrii tiella burocrazia centrale, d'altra parte lo aveva rinchiuso nei ceppi dei ruoli, del grado d' istituto, dei concorsi, dell'anzianità, e, aveva posto, col principio dei minimi d'orario, il seme di quella abominevole istituzione del < comp[e.. lamento d'orario>, per cui con la legge del '14, l'insegnante fin} col perdere la sua autonomia di < titolare di una cattedra in un istituto > per assumere la figura del < prestatore d'opera per un numero x di ore in varie classi e in v_arii istituti diversi e mutabili di anno in anno >. Poi era venuto, a ridurgli s~mpre più la libertà, anche quell'altra seccatura dell' ispettorato : e, sopratutto, di anno in anno sempre più urgenti si eran fatte le angustie economiche, per cui l' insegnante, obbligato alla affannosa ricerca di classi aggiunte e di lavoro straordinario, aveva finito davvero con perdere ogni vera libertà e trasformarsi da elaboratore e divulgatore di cultura in venditore di fiato: anzi, peggio, da maestro in itnpiegato della scuola. iblioteca Gino Bianco .. -

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