la critica politica - anno III - n. 5 - 25 maggio 1923

198 LA. CRITICA POLITICA nismo morto e sepolto - e di cui speriamo nessuno vorrà rifabbricare l'artificioso figurino per prendersi l'inutile gusto di bastonarvi sopra - era molto n1igliore di quel che comunemente se ne dicesse e scrivesse. Intanto fu una scuola di _severità e di rettitudine in un periodo di grande leggerezza di costumi politici. Se non altro vi si educava il carattere. Non piccola cosa allora e.... oggi. Molta g~nte v'è passata e· poi.... ha cercato e trovato altrove la propria via e il personale successo. Pochissimi sono gli uomini politici di qualche notorietà, .delle ultime generazioni come delle più lontane, che non abbiano incominciato di là., Assai .pochi quelli che entrativi abbiano avuto la forza e la costanza di rimanervi, sapendo di dover con ciò contenere. in limiti molto modesti, q~alche volta eccessivamente modesti, le proprie_ aspira~ioni e la propria .. attività. Ha avuto pur esso i suoi net, i suoi difetti, più frequenti là dove situazioni locali di maggioranza offrivano all' arrivismo ed agli interessi particolari qualche possibilità - fili d'erba cattiva finiscono sempre co_l1' allignare pur .nei terreni meglio e più attentamente curati - ; in fondo, però, i furbi e i farabutti che vi sono capitati non vi hanno trovato fortuna· e hanno dovuto piantare altrove le tende. E potrebbe darsi che sia stato proprio questo - in un'epoca in cui l'abilità, la furberia, lo scetticismo erano qualità politiche molto apprezzate - uno dei principali motivi della generale incomprensione del repubblicanismo in Italia. Il quale non è poi stato, nell'ultimo cinquantennio, del tutto sprovvisto di uon1ini d'intelletto e di sapere. È vero che alla formazione della cultura italiana i repubblicani hanno poco influito. Ma questo è un altro discorso. Sarebbe 1nolto facile dimostrare come alla cultura italiana - durante lo stesso periodo - il pensiero italiano è quello che meno ha contribuito. Ciò che è vero pèr i repubblicani è vero anche per gli altri. Il che non toglie che qualche cosa facessero e tentassero in condizioni che se erano difficili per gli altri, per essi lo erano particolarmente. La Rivista Repubblicana di cui nel 1878 Alberto Mario scrisse il manifesto programma che, sia detto per incidenza, può essere sempre letto utilmente ; la Lega della Democrazia ; il Cuore e Critica ; la Rivista Popolare fondata da Antonio Fratti nel '94; la Educazione Politica del Ghisleri nel '99 e successivi, furono ·altrettanti tentativi diretti ad influire sulla formazione della cultura italiana. E tacciamo pure di altre attività editoriali e giornalistiche, modeste ma innumerevoli. La critica le ignora. Perchè potesse giudicarle dovrebbe almeno conoscerle. Forse allora vedrebbe che v'era in esse una sufficiente· unità di pensiero, che quegli scrittori repubblicani partivano tutti da una medesima preoccupazione e seguivano la _ stessa guida ideale, studiavano e intendevano i problemi della politica, dell'economia e anche dello· spirito con senso di realtà e di -modernità - per noi almeno che siamo venuti più tardi. E forse troverebbe: che Bovio non è sempre oscuro ed eccelle comunque per vigoria di pensiero, per precisione ed effiéacia di sintesi sui pensatori suoi contempoBiblioteca Gino Bianco

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