LA " RIFORMA GENTILE " 215 anzi nel secondo progetto Croce, quello cosidetto dei < Corsi paralleli aggiunti >. Ognuno ricorda la lotta che si accese allora contro la riforma Croce ; lotta che riarse con rinnovato furore sempre quando le idee del Croce furono, sia pure più blandamente, riprese da altri ministri dell'Istruzione. Ora il Gentile, veramente, da quando fu fatto ministro, non toccò mai più esplicitamente il tasto delle poche scuole ma scuole, se non nell' intervista Bevione del gennaio u. s., nella quale, anche, questo discorso fu limitato alle scuole normali. Ma, se taceva il Ministro, parlavano abbondantemente per lui e giornali e riviste vicine alle < sfere governative>, insistendo apertamente sul punto della riduzione delle scuole regie. Il Ministro, però, se taceva, operava, e operava in modo da far credere . '\ sugli inizi, che veramente si mettesse sulla via di attuare presto e radicalmente i suoi propositi< abolizionisti >. Voglio qui accennare particolarmente al provvedimento fatto approvare dal Gentile nel Consiglio dei Ministri del 29 dicembre, in virtù del quale < le convenzioni stipulate fra lo Stato e gli Enti locali circa i contributi da corrispondersi all'Erario per il mantenimento di scuole medie erano risolte col 30 settembre 1923 >. Quella era davvero la via buona per farla finita in Italia con, la pletora di scuole medie governative; a quel modo Io Stato riacquistava la sua libertà nei riguardi dei Comuni in cui sorgevano di siffatte scuole; si ritornava di fatto a quota zero, e di là il Governo poteva partire per rifare di pianta tutto l'edificio con linee più semplici e più svelte: sopprimere le scuole che voleva sopprimere, mantenere quelle che credeva mantenere, e, per queste, stabilire, finalmente, un po' di giustizia distributiva e un po' di equità nei rapporti fra Enti e Stato. Bastava per ciò, dopo risolti i contratti, porre per le trattative circa le nu~e stipulazioni il principio del caso per caso : nessun vincolo pregiudiziale, nessuna tariffa generale e uniforme, trattative singole e contributi diversi. Esigere contributi più bassi dai Comuni del Sud e più alti dai Co1nuni del l"entro e più alti ancora dai Comuni del Nord; e ciò non solo per le diverse condizioni economiche di Nord e di Sud, ma anche perchè le scuole medie in genere, le classiche in particolare, mentre costituiscono per le regioni industriali .e ricche d'Italia un articolo di lusso, nelle regioni del Mezzodl, produttrici di professionisti e d' impiegati, costituiscono ancora, purtroppo, un articolo di prima necessità. E cosl lo Stato, per la conservazione di scuole n1edie, doveva imporre tabelle più moderate per i comuni lontani da altre sedi di scuole medie (Sondrio, Aosta), tabelle proibitive per comuni posti alla cinta daziaria di centri di studio (Chieri, Monza). Ma, sopratutto, nel procedere alla stipulazione dei nuovi contratti, si doveva procedere caso per caso, non vincolarsi con nessuna disposizione generale, e tener in serbo l'arma della risoluzione, già deliberata, dei contratti. E questi appunto pareva che fossero allora (Dicembre, Gennaio) i propositi del Ministro e dei suoi collaboratori; ma poi, andando avanti, l'aria parve mutarsi. Veniva fuori circa la fine di marzo un comunicato del Ministero della P. I. il quale diceva testualmente cosl: < Qualche giornale ha pubblicato che il Ministro della P. I. on. Gentile, ha in animo di sopprimere non si sa quante scuole medie, licei-ginnasi, scuole normali ecc. La balorda notizia iblioteca Gino Bianco ,,
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