la critica politica - anno III - n. 5 - 25 maggio 1923

206 LA CRITICA POLITICA ================================================ __---__-_-_-_-_-_----~__-_- -- moia, a lire 35, - per il salmone, a lire 45, - e 60, - per il · tonno varian1ente preparato, sino al massitno di lire-oro 120, - per le sardine ed acciughe marinate, sott' olio od altrimenti preparate ,in scatole, del peso fino a mezzo chilogramma (compreso il recipiente). Facendo l' ipotesi più moderata, che è quella che la progettata Co1npagnia, dato il suo programma di pesca nei mari .del Nord e sulle coste dell' Islanda, non pensi per adesso ad organizzarsi per godere della franchigia sui dazi maggiori della nostra tariffa doganale, ma faccia i suoi calcoli soltanto sul dazio di lire-oro 6, - corrispondenti al cambio attuaie a lire-carta 24, - per quintale sullo stoccafisso, la conseguenza evidente è che dei 30 centesimi per chilogr_amma che la Compagnia prevede ·di guadagnare sul pesce che importerà e venderà in Italia, ben 24 centesimi :, saranno regalati dallo Stato colla rinuncia al dazio doganale, mentre i consumatori continueranno a pagare quel dazio agli azionisti della Compagnia; alla quale non per nulla deve essere accordato il privilegio della importazione in franchigia. Le altre esenzioni fiscali accordate dallo Stato costituiranno certa- . . mente per esso una perdita d' imposte e di tasse. assai maggiore degli altri 6 centesimi di guadagno per chilogramma, lire 420.000 in tutto, che la· Compagnia potrà fare annualtnente realizzando completamente il suo preventivo di una vendita di 70.000 quintali di pesce in Italia. ' E così molto chiaramente dimostrato che la nuova Compagnia pescherà sì il merluzzo e le aringhe nelle acque territoriali dell'Islanda o della Norvegia all'ombra del tricolore nazi?nale, ma i suoi dividendi li pescherà molto prosaica,nente soltanto nelle smunte saccoccie dei contribuer,ti e dei consumatori italiani. Ma vi è di più e di peggio. L' Italia non è oggi, purtroppo, un paese talmente ricco da potersi permettere il lusso di sottrarre una parte qualsiasi dei troppo scarsi capitali da cui dipende il progresso della sua agricoltura e delle sue industrie allo scopo di procurarsi il piacere di spese passive e di lusso, anche se il fatto di un aun1entato prestigio della bandiera nazionale sventolante alla pesca nei lontani mari del Nord potrebbe lusingare e soddisfare per adesso, in mancanza ùi meglio, il sentimento di quella parte per certo .non ancora molto numerosa di Italiani che pensano < ron1anamente > delle sorti future del nuovo e grande Impero italiano. Per tutti coloro che simili fisime non hanno, e che, pur essendo buoni e sinceri italiani del secolo XX, non credono che la storia si ripeta 1naterialmente e che debba venire più o meno presto un periodo nel quale il mondo intero rito_rnerà ad essere governato dal Campidoglio o da Palazzo Chigi - di Montecitorio non è più il caso di p~r}are, oramai -, intanto bisognerebbe spiegare e chiarire una patente ed enorme contraddizione. Mentre ha .incontrato ed incontra l'unanime consenso degli italiani la Biblioteca Gino Bianco

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