PAROLE CHE NON SERVONO 153 Il fascismo pur esso - appena ~rrivato ~l potere - si annunciò anticentralista, antimonopolista, antistatalista, ed evidentemente sapeva allora, in tal senso affermandosi, di rispondere a sentimenti, a bisogni largamente sentiti che erano poi quelli che l'avevano aiutato a salire se non altro col · preparargli le condizioni favorevoli. Che poi bolscevismo e fascismo siano portati molto rapidamente a dimenticare le proprie premesse per un centralismo più rigido e una maggiore limitazione di libertà politiche e. di libertà economiche e sociali, ciò non dimostra, che quelle tendenze e quei bisogni abbiano cessato di esistere. Dimostra semplicemente quanto grande sia ancora la forza della consuetudine, della tradizione e della educazione, e quanta riegli stessi uomini nuovi la incapacità di muoversi prescindendo dai mezzi che si trovano a portata di mano di chi governa, e in cui si· è abituati a vedere l'autorità e la forza. È molto naturale, del resto, che ad una crisi della quale lo Stato ha la somma delle responsabilità si tenti ancora di porre rimedio con i mezzi stessi dello Stato, e con tanti minori riguardi per i singoli in quanto la situazione è disperata. L'Europa ci presenta così : un rincrudimento del centralismo di Stato accompagnato e giustificato dal risorgere di teorie e di situazioni reazionarie ; e insieme il manifestarsi e lo svilupparsi in modo sempre più d~ciso ed evidente di forze che tendono a conquistare nello Stato e contro lo Stato una posizione di autono1nia, di indipendenza, di libertà inso1nma. Da ciò una esasperazione sen1pre maggiore della crisi. Che in alcuni casi le forze che tendono all'autonomia e a farsi valere finiscano col conseguire il risultato opposto - è solo per una di quelle contraddizioni che sono tanto frequenti nella Storia. La Rivoluzione francese insegni. Non può, però, che essere fatto transitorio. Tanto più il centralismo si accentuerà e s' irrigidirà, tanto maggiore coscienza di se e concretezza di obiettivi acquisteranno le forze economiche e sociali che da esso si sentono paralizzate, oppresse, sacrificate. Di queste forze una, i rurali, ha una itnportanza che non esitiamo a considerare come decisiva. È col presentarsi dell'elemento rurale sulla scena politica che le parole di autonomia e di federazione incominciano ad entrare ovunque nell'uso e ad acquistare un senso e un valore che prima non era loro attribuito. Il destarsi delle classi agricole in tutta Europa, per la prima volta, è il _fatto indiscutibilmente più importante di questo periodo e potrebbe avere nelle trasformazioni politiche e sociali di domani una influenza di fronte a cui la rivoluzione bolscevica e quella fascista appariranno nella storia come episodi secondari. È solo riferendosi a questa situazione che è possibile domandarsi da che parte va il mondo (l ), se cioè le aspirazioni autonomiste finiranno· . (1) Un'interessante inchiesta in proposito è ora pubblicata nell'Almanacco Repubblicano (Anno 1923) edito dalla Libreria Politica Moderna di Roma, via S. Giacomo 5, prezzo Lire 8. Contiene risposte di A. Loria; E. Giretti; M. Borsa; G. Ferrero; U. Cao; M. Missiroli; G. Mosca; G. Prezzolini; G. Rensi; G. Macaggi; T. Rossi Doria. Biblioteca Gino Bianco -
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