la critica politica - anno III - n. 4 - 25 aprile 1923

I 192 LA CRITICA POLITICA lista Ufficiale. Non annettiamo molta importanza a questo Congresso e non già perchè consideriamo finito (come preferiscono far molti per quanto .... non ne siano convinti) il movimento socialista, quanto perchè riteniamo che nulla esso ci dica sullo stato d' animo reale degli uomini che hanno tenuto fede alle idee del socialismo. Escludiamo inoltre che esso rappresenti esattamente - in questo momento - il pensiero di quelli stessi che in Italia sono rimasti fedeli alla organizzazione del vecchio, tradizionale Partito Socialista Ufficiale. I socialisti che si sono riuniti a Milano si sono battuti per una questione di parole e, dietro le parole, per una questione di opportunità. Hanno vinto - e hanno potuto vincere appunto per ciò, nè hanno ba- , dato alla procedura - coloro che non giudicano conveniente in quest'ora affrontare tutte le conseguenze di una adesiont! decisa e sostanziale a Mosca. Non ci risulta che sia stata posta al Congresso nessuna questione d' indirizzo e di programma: le modifiche opportate, nel .Congresso di Bologna, al programma del partito non sono state per altro, in nessun modo, modificate. Nuovi dissensi non mancheranno ; ma il vecchio Partito è ormai finito. Il movimento sociaqsta non potrà trovare altro assestamento fuori dei due partiti ai quali diedero vita le tendenze che si combatterono lungamente nel suo seno e che abbiano ancora motivo di contendere : il partito comunista e il partito socialista unitario. La cessione delle ferrovie. La polemica sollevata dall'on. Farinacci sulla. cessione delle ferrovie del cremonese ali' industria privata ha servito a di~ostrare, se non ·altro, Biblioteca Gino B.ianco con quale leggerezza gli affari più importanti dello Stato possono essere trattati e decisi. Per quanto la polemica sia stata prontamente troncata - giacchè si volle vedervi il pericolo di chi sa quale speculazione antifascista - può sperarsi che essa abbia giovato. È da pensare, infatti, che si proceda in avvenire in affari di cosl vasta, importanza, e che riflettono interessi vitali dello Stato e del pubblico, con maggiore cautela, con più profondo _ studio e non si concluda prima di avere pesato, insieme agli eventuali benefici, anche gli eventuali svantaggi. Vi sono soluzioni che prima di essere prese hanno bisogno di essere largamente dibattute. La pubblica discussione è anzi, su certi problemi anche tecnici e specialmente se tecnici, una necessità. Non è vero che debba essere riconosciuta la competenza, solo a chi governa. È proprio quando i grossi affari dello Stato si fanno come se fossero segreti di Stato che gli speculatori riescono meglio. È avvenuto sempre cos}, e non c'è proprio ragione che col Governo Fascista succeda diversamente. Non è dunque dell'onestà personale dei singoli ministri che qui si discute e della loro incorruttibilità. Non è perchè la pubblicità sugli affari dello Stato risponde ad un postulato democratico che si può negarne il valore e l'efficacia, specie quando è l'unico modo che ai governanti si offra per cono• scere tutto il pro e tutto il contro, compreso quello ~he essi meno suppongono, e per decidere con suffi-· ciente cognizione di causa. Questo fatto è intanto incontrovertibile : che il passaggio delle ferrovie dello Stato ali' industria privata s' inizia nel modo meno conveniente. Passano per ora ai privati alcune

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