la critica politica - anno III - n. 4 - 25 aprile 1923

I DIMENTICATI Felice Cavallotti Ricorreva il 6 marzo il venticinquesimo anniversario della morte di Felice Cavallotti. Anche quest'anno quella data è trascorsa inosservata. È proprio vero, dunque, che_ il nome e l'opera di Felice Cavallotti sono ormai definitivamente dimenticati. E pure quest'anno, in tanto fervore di -patriottismo, ~en aveva egli il diritto " di essere particolarmente ricordato; egli che, in un periodo, per tanti rapporti, as_sai simile al nostro dopo guerra, mantenne sempre alto e profondo il culto della Patria, alla quale, con sublime abnegazione, consacrò tutta la sua vita. Non questa era la sorte eh' egli meritava; non questo doveva essere il compenso ali' opera sua. Troppo presto i servigi da lui resi ali' Italia, sui campi di battaglia, dal Parlamento, dalla piazza, dal giornale, dal libro - ovunque e sempre - sono stati obliati; troppo presto l'ondata di entusiasmo e di consenso che la sua azione suscitò e la vampa di cordoglio che la sua barbara morte levò sono state cancellate. * * *. Opera grandemente utile per la nostra educazione politica, più, forse, che per la storia, farebbe chi, con sincerità e onestà di propositi, si accingesse a narrare gli avvenimenti e gli eventi pei quali l'Italia è passata dal 1870 af principio del nuovo secolo, quel periodo, cioè in cui la penisola, uscita appena dalle guerre d'indipendenza - le quali, se avevano fatto l'Italia, non , avevano ancor fatto, purtroppo, gl' italiani - stentava, attraverso le ire e le competizioni di parte e di religione, non ancora sopite se non pure dalle inevitabili delusioni venute coll'unità rinfocolate, a trovare il suo definitivo assestamento, dal quale ·potesse accingersi a quell' opera di rior~inamento e di amalgama ne·cessaria a che divenisse nazione. Furono quelli anni gravidi di tempeste, ciascuna delle qu~li sembrava fosse per infliggere una ferita mortale ali' esile corpo dell'infante, ancor tanto debole e già tanto provato nella sua resistenza. Da una parte i patriotti ormai divisi e suddivisi in tanti partiti e gruppi quante erano le· sue aspirazioni, se non, per dirla col Poeta, le loro ambizioni, i quali, avendo fatta l'Italia, chiedevano di poterla governare ciascuno a modo suo e si scagliavano contro coloro che ai loro programmi non si at- · tenevano, accusandoli di trascinare la Patria a rovina; dall'altra i nuovi . arrivati che, accampando il diritto di sostituirsi a chi s'era già logorato nelle quotidiane fatiche della rivoluzione, si accanivano a strappare a quelli il potere, affinchè l'Italia fosse indirizzata, con mezzi nuovi, verso nuove mete. E intorno, stretti da presso agli uni e agli altri, pronti sempre a profittare delle illusioni,, delle debolezze, degli errQri degli altri, gli sciacalli del- . Biblioteca Gino Bianco . .

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