184 LA CRITICA POLITICA per attuare de' postulati arditi di natura sociale e rivoluzionaria, onde si spiega come essa, battuta in breccia nel campo pratico, non abbia potuto allearsi con le altre idee politiche, nè abbia potuto essere assorbita dall'idea unitaria, che invece assorb) con maggiore e minore facilità tutte le altre che si disputavano il campo, quali l'idea giobertiana o neoguelfa, la mazziniana nella parte politica, la reazionaria posta al servizio delle cadute dinastie, e finalmente quella, pur reazionaria, che faceva perno sulla difesa del potere temporale del Papa. Il Ferrari considerava il consor~io dei cittadini come un organismo vivente, mentre il Rousse~u nel Contratto Sociale lo aveva considerato come un aggregato di individui tutti di egual valore ; principio, questo, da cui trasse origine l'idea radicale. - Preoccupavasi egli essenzialmente in politica di non creare a questo organismo condizioni di vita o di sviluppo diverse da quelle sa·nzionate da molti secoli di vita ita- i liana, che sempre, in sostanza, erano state repugnanti alla sistemazione monarchica. Egli può dunque essere annoverato politicamente fra i conservatori, mentre i suoi avversari - Cavour per il primo - furono dei radicali, e dei rivoluzionari politici. Per questo motivo, negli anni che immediatamente seguirono ali' unificazione dell'Italia il Ferrari fu vittima delle ire o della cospirazione del silenzio da parte dei liberali, mentre con simpatia fu guardato dai retrogradi, dai regionarì, dai codini, da quelli che avversavano la fortuna della Casa di Savoja perchè dolenti d'aver perduto il posto da essi occupato presso le corti dei principi spodestati, oppure perchè non sapevano riconciliarsi con la nuova Italia per lo sfregio fatto al Papa. Costoro diedero veramente al Ferrari l'omaggio più significativo che possa darsi ad un compagno di parte, cioè saccheggiarono a sostegno della loro tesi molti degli argomenti, eh' egli aveva quasi codificati, con straordinaria dialettica e dottrina, per difendere il federalismo repubblicano. Però si guardarono bene dal far notare che il Ferrari non aveva mai scritto una riga per mettere in evidenza le glorie e le benemerenze dei principi austriaci e della dinastia borbonica, mentre molte pagine aveva consacrato a celebrare i fasti della monarchia sabauda ; ed ancor più si guardarono dal ripetere il concetto, che il Ferrari aveva mutuato dal Machiavelli, essere cioè sempre stato il potere temporale del Papa il maggior ostacolo alla soluzione del problema nazionale. III. - Singolare situazione fu dunque quella in cui venne a trovarsi Giuseppe Ferrari nel primo Parlamento Italiano, se si considera che dopo aver lavorato dal 1838 al 1860 a bandire quelle eh' egli credeva le teorie più genuinamente ed arditamente liberali, idealmente si trovò poi sui banchi dell'opposizione a contatto di gomiti con coloro che p~r i loro principt sociali e politici non avrebbero esitato a favorire in Italia il ·Biblioteca Giho Bianco
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