LA POSIZIONE DI G. FERRARI NEL PRIMO PARLAMENTOITALIANO 183 st' ultitno potè sembrare, ed ancor oggi a molti pare, come un' idealità amministrativa senza rapporto diretto con r· organismo istituzionale unitario del paese, come un'aspirazione del tutto priva di contenuto politico. Ma rivive invece anche nella teoria del decentramento -- ammettiamo pure inconsapevolmente - una tendenza di opposizione al principio unitario, per la semplice ragione che l'accentramento è a sua v-0lta l' opera di un istinto irrefrenabile e caratteristico di quel principio ; istinto che se era già forte al tempo del Ferrari, perchè sostenuto dall' entusiasmo e dalla fortuna che accompagnarono la rapida incorporazione di tutta quanta l'Italia nel vecchio Piemonte, è diventato oggidì gigante. Orbene, in tutto questo movimento che appassionò il parlamento e l'opinione pubblica specialn1ente nel ventennio 1860-1880, il Ferrari non ebbe quella parte, che taluno logicamente potrebbe pensare eh' egli abbia rappresentata . come campione singolare dell'idea federalistica-repubblicana. La ragione di questo contegno del Ferrari, che praticamente facilitò l'affermazione ed il consolidamento del principio unitario col sottrarre a questo un nemico de' più temuti, è che la molla della sua opposizione era tutta teorica ed intellettuale, si esauriva astrattamente nella logica, che è spesso smentita dalla natura, dalla realtà della vita. S' aggiunga che nessun tornaconto personale e neppure alcuna preferenza regionale lo ottenebrava; egli non si era mai sentito milanese, nè lombardo, ma sempre e solo italiano ; non aveva mai servito il governo austriaco o i re o i granduchi o il Papa, ma sen1pre e solo quello che in buona fede si riteneva dovesse meglio giovare alla vita della patria risorgente. Ma in che modo allora, perchè fu potuto accusare d' antistoricità e d' antiitalianità, accusa che anche oggidì taluno gli muove? Perchè il Fe,rrari era un conservatore che prendeva le sue premesse storiche in un'epoca così lontana da quella in cui viveva, da assumere l'aspetto di un rivoluzionario audacissimo anche in politica; la maggior parte de' suoi contemporanei erano invece conservatori circa i postulati di natura sociale, e non potevano perciò capire lui, che, anzi, fieramente avversavano. L'Italia progrediva politicamente per gradi, onde potersi poi perfezionare anche nel campo sociale, ed egli invece pretendeva portarla di slancio ad uno sviluppo sociale che comprendesse anche le evoluzioni politiche non subite .. Infatti egli pensava che la monarchia fosse sopravvenuta in Italia a sconvolgere le sviluppo organico della società italiana, e che questa sistemazione non avesse punti d'appoggio e di derivazione nella storia passata d'Italia. Era dunque la sua teoria, considerata dal punto di vista politico, indubbiamente errata, perchè priva di legami con · la realtà del suo tempo, e quindi non poteva essere generatrice di applicazione pratica. In altre parole, la sua teoria non era concepita come fine a sè stessa - come invece lo erano, in sostanza, le altre correnti che -confluivano nel moto del Risorgimento Italiano - ma solo come un mezzo f • iblioteca ino Bianco
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