LA POSIZIONE DI O. FERRARl NEL PRIMO PARLAMENTOITALIANO 181 de la raison d'État. La ragione di Stato, secondo il Ferrari, è la tetra necessità che urge i potenti a fare con fredda e insensibil coscienza il bene e il male ; essa ebbe campo a svolgersi più che altrove nel caos delle egemonie, che si contesero la speranza d' unificar l' Italia, e nel loro conflitto col principio dissolvente che aveva sede in Roma. Nella sua nuova opera il Ferrari esaminava circa ottocento scrittori, nella lunga serie dei quali Machiavelli non era più che lo splendido anello di una catena fatale ; il suo scopo era quello di prospettare in un solo quadro tutta l' arte politica degli innumerevoli principati e delle innumerevoli repubbliche del rinascimento. Cos) egli riassumeva necessariamente nel1' Histoire de la raison d' État gli scritti politici anteriormente pubblicati e, sforzandosi di fissare le linee di una sistemazione federalistica repubblicana, riduceva il concetto di federazione all'istinto col quale i popoli resistono alle invasioni unitarie, le quali sono determinate meccanicamente, alla lor volta, dalla forza di espansione e di sopraffazione delle grandi capitali, divenute tali per effetto di straordinarie devastazioni e conquiste. La minaccia di un popolo a danno degli altri, e solo questo motivo, costringe ad unirsi, a legarsi, a confederarsi : le forze del numero, i vicendevoli soccorsi, le diete ecc. non sono se non degli ostacoli, che i popoli timorosi d' essere inghiottiti creano davanti al popolo invasore. Secondo il Ferrari, il contratto, il patto scritto e solenne fra i popoli autori della federazione non è necessario, poichè bastano le sottintese combinaz~oni, la fiduciosa e muta attesa del soccorso reciproco, l'implicita certezza, da tutti nutrita, di marciare tutti verso uno stesso scopo. Fondandosi su questa concezione tutta personale della federazione, che presta il fianco a critiche gravi di natura giuridica, morale e storica ( 1), il Ferrari trovava che nel 1859 la guerra contro l'Austria aveva attuato in Italia un esperimento federalistico, perchè i varii popoli s'erano istintivamente levati in armi per comb~ttere un comune nemico. Erasi in parte verificato ciò che già era accaduto nel marzo e nell'aprile ciel 1848, quando i popoli d'Italia, desti dal grido di una città combattente, erano tutti sort_iper concorde impulso contro l'Austria. Ma nei pochi mesi trascorsi dalla pace di Villafranca ali' apertura del primo parlamento italiano, ecco che la federazione si trovava già minacciata, secondo il Ferrari, dalla prepotenza d'uno degli stati dell'Italia Centrale, il cui re spingeva la propria disinvoltura nella conquista fino al punto da non degnarsi neppure di cambiare la numerazione de' principi di Savoja diventando re d'Italia. Se si prende uno stato nuovo, egli osservava, senza intitolarsi primo nel nuovo possedimento, vuol dire che tale stato nulla vale, si riduce ad una acquisizione insignificante, come quella di un re di Francia che prendesse Lilla e la Corsica o Avignone. (1) Cfr. il mio volume: L'Idea federalistica nel Risorgimento Italiano. Bari, Laterza, 1922~ iblioteca Gino Bianco I
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