IL MOVIMENTO AUTONOMISTA IN CORSICA t-73 tezze della loro sintassi, la pronunzia francese terribilmente corsa, nonostante i loro sforzi, le contraddizioni a cui · vanno incontro nella vita pratica, la loro supina acquiescenza di fr.onte agi' insulti che spontaneamente e senza un vero proposito offensivo escono dalla bocca dei continentali, infastiditi di trov,arsi in• un ambiente troppo diverso dal francese. Petru Rocca è sopratutto il difensore della lingua corsa. Le sue continue polemiche per rivendicarne l'assoluta originalità, la campagna iniziata perchè venga insegnata nelle scuole insieme ali' italiano ed al francese, meritano una speciale attenzione, perchè fanno risorgere la vecchia contesa intorno alla distinzione tra lingua e dialetto. LA LINGUA CORSA Se il problema dovesse essere considerato da un punto di vista strettamente filologico, il battagliero direttore della Muvra avrebbe senz'altro torto marcio. Nel quadro delle parlate neo-latine, il corso, con tutte le varietà del pomontico e del cismontano, è un dialetto del gruppo toscano. Più vicino al toscano di tutti i dialetti gallo-italici del nord, si distacca nettamente dal sardo che ha avuto una storia ed uno sviluppo a sè. Tale rlifferenza si osserva nella stessa Sardegna, confrontando i dialetti di origine corsa, sassarese e gallurese, con il lugudorese e il campidanese, che sono puri sardi. La linea di demarcazione è netta, ed i sardi chiamano le parlate settentrionali litoranee faeddu cossu. Ma il problema freddamente considerato dal punto di vista astratto della scienza filologica, si colorisce improvvisamente in maniera diversa con l'apparire di valori morali. Il sardo, che fu lingua nel periodo dei giudicati, strumento della diplomatica quando l' antitesi era precisa e irreducibile fra Sardegna e Italia, fra limba sardischa e limba pisanischa, decadde a rozzo e naturaie mezzo d'espressione per le quotidiane necessità, quando i_ sardi furono assorbiti dalla vita morale spagnuola, e nella sonante lingua dominatrice di due mondi trovarono il mezzo per raggiungere la loro humanitas. E quando, dopo un lungo contrasto, la favella spagnuola si spense nell' intelletto e nel cuore dei sardi, e trionfò la lingua di un' altra civiltà più intensamente universale, se pure più limitata nello spazio, i sardi, divenuti italiani, condannarono quasi irremissibilmente ad un compito inferiore il loro linguaggio materno, che pure ha sintassi e vocabolario spiccata1nente originale. Il corso che è un dialetto tra i più vicini al toscano, al forte toscano trecentesco della ' Versilia, è una lingua in contrapposizione al francese, è l' arma con cui i corsi riescono ad affermare la loro volontà di non morire. Il corso è una lingua per la grande disperazione di tutto un popolo. Attaccato dai vizi della nazione francese, dall'alcoolismo distruttore di ogni energia, considerato come basso strumento della grande armatura burocratica che riesce a dare una disciplina anche esterna alla Francia, il popolo corso sente che la condizione presente è troppo diversa dalla situazione storica che partorì dei giganti. Dall'era di Pasquale Paoli poteva uscire il dominatore dell' Europa; dall' attuale non possono sorgere che sbirri e ·doganieri. Quella razza purissima che s'era raffinata nel culto dei casti amori familiari, ora è minacciata da tutte le infezioni europee ed orientali, ed ha ricevuto abbonBibliote a Gino .Bianco ..
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