166 LA CRITICA POLITICA Un mo_vimento fascista di tipo cittadino a base democratica o come avanguardia dei ceti capitalistici_. non poteva dunque sussistere: nella lotta di classe gli industriali preferivano servirsi di Buozzi e dei riforn1isti che ricorrere a una tattica di lotta aperta. Col primo sistema essi si garantivano infatti la possibilità di ottenere in compenso delle concessioni al proletariato. una politica doganale favorevole a Roma senza opposizione del partito socialista. Si sa come tra l'on. Olivetti e l'on. Buozzi corressero i più affettuosi rapporti specialrnente in tema di politica doganale. Alla fraseologia detnocrati.ca e demagogica s'opponeva l'istinto della città. Il movimento dei combattenti non ebbe successo così come prima della guerra i vari candidati democratici, riformisti o repubblicani che si erano presentati alle elezioni non avevano mai ottenuto più di poche centinaia di voti. Il nazionalismo che nel 1913 stibito dopo la guerra libica aveva dato - segni di vita con una campagna elettorale in favore di Bevione venne a :man mano perdendo ogni autorità e si ridusse al partito dei professori universitari e degli studenti, capace di inscenare una manifestazione durante un discorso del < rinunciatario > Canepa, ma senza alcuna influenza neanche elettorale. Piuttosto si può parlare di un certo stato d'animo retoricamente patriottico rappresentato dalla Gazzetta del Popolo ed erede dell'interventismo, ma che di fronte ai proble1ni del dopoguerra non riusciva a trovare vie di affermazione. Mentre la Stampa con la sua politica filosocialista arrivava a 200.000 copie di tiratura e l'Ordine Naovo superava nel primo anno le 50.000, la Gazzetta del Popolo scendeva sempre più al disotto delle 100.000 copie e il giornaletto nazionalista La Patria che poi diventò il settimanale fascista Il Maglio) doveva vivere di artifici pochissimo chiari. I fascisti a Torino pri1na dell'occupazione delle fabbriche si potevano contare. Nelle elezioni del '19 De Vecchi non riuscì deputato, e nel '21 nonostante tutti gli sforzi dovette tollerare che lo precedessero nella lista di blocco a grande maggioranza Olivetti e Facta. Non si può parlare di un pensiero politico dell'on. De Vecchi. Tuttavia a indicare il carattere del fascismo piemontese ancora nel 1921 si può notare con1e il De Vecchi non rappresentasse altro che una generica tendenza verso il patriottismo e la monarchia e non godesse aifato l'incondizionata fiducia degli industriali per quanto egli tendesse a far valere la sua propaganda antisovversiva. L'altro candidato fascista, presentatosi col De Vecchi nel blocco rimase i:1 coda alla lista assai lontano dal quoziente. Liberali e industriali insomma mostravano di saper fare da sè e dei vari Pedrazzi, Bardanzellu, .De Vecchi si servivano ·come di ingredienti da comizio elettorale a patto di poterli sempre votare al sacrificio. Dei pochi socialisti e anarchici, co1n_eil Gioda, passati al fascismo, non si sentiva parlare. Queste condizioni continuarono per tutto il 1922 _ sino alle giornate di Ro1na. Il A1aglio, giornaletto fascista di propaganda, scagliava BibliotecaGino Bianco .
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