TRIPLICE ALLEANZA E QUESTIONE ROMANA ' 159 genere, le quali implicassero pericolo o disturbo per alcuno degli alleati : cioè, per quanto riguardava la questione romana, la Germania e l'Austria si impegnarono a non sollevarla finchè rimanesse in vigore l'alleanza; cos\ come il Governo italiano rinunziava alle rivendicazioni irredentiste, e prometteva di non allearsi alla Francia contro la Germania nella questione dell'Alsazia-Lorena. Non era la guarentigia scambievole positiva ; era un patto negativo di astensione. E non a torto un acuto scrittore francese osservava nel 1891 sulla Revue des de11,x mondes (15 settembre), che l'Italia mediante la Triplice Alleanza, < neutralizzava> nella questione romana due dei suoi possibili avversari: la Germania e l'Austria. Inoltre, un tentativo positivo, che fosse stato fatto dalla Francia per ristabilire il dominio tetnporale del Papa, non avrebbe potuto avvenire senza una guerra d'aggresiione francese contro l' Italia. Ora, l'articolo secondo del trattato di alleanza impegnava la Germania e l'Austria ad intervenire solidalmente con l' Italia, < nel caso che l'Italia fosse assalita dalla Francia per qualunque motivo, senza provocazione diretta da parte sua>. Neanche questa è una esplicita guarentigia territoriale. Ma era mai possibile che la integrità territoriale di una fra le Potenze alleate fosse messa in pericolo senza una guerra d'aggressione pro1nossa da una Potenza estranea all'alleanza? E in questo caso, l'obbligo della solidarietà armata non era forse una logica, per quanto implicita, guarentigia territoriale? La Triplice Alleanza - dichiarava il principe di Bismarck a Monsignore Galimberti nel 1887- è un semplice patto di difesa contro aggressioni esterne, e lascia < libera internamente la questione romana>: cioè la Germania e l'Austria sono libere da ogni solidarietà col Governo Italiano, in quanto le rivendicazioni territoriali pontificie sono problemi di poìitica interna dell'Italia; ma sono tenute di intervenire a fianco del1' Italia, qualora quelle rivendicazioni possano dar luogo ad una guerra d'aggressione esterna contro l' Italia. E che altro 1nai poteva desiderare il Governo italiano, se non che la questione ro1nana uscisse dal terreno della politica internazionale e fosse ridotta a faccenda interna dell' Italia ? Crispi non era, dunque, fuori della realtà politica, anche se peccava contro la materialità delle fonnule diplo1natiche, allorchè affermava che la Triplice assicurava il possesso territoriale degli stati alleati. E i pubblicisti al Vaticano non sognavano, quando gemevano che la Triplice era <l'ultimo chiodo sulla bara della questione romana >. Oggi il problema del dominio territoriale pontificio è cos) esinanito, da non rappresentare più un pericolo apprezzabile, nè per il funzionamento interno giornaliero della amministrazione italiana, nè per i riflessi che la questione può avere nella politica internazionale. La generazione, che vide la fine del dominio temporale e partecipò alle passioni di quel tempo, è estinta ormai quasi per intero; i maestri elementari, i medici condotti, i giornali, le organizzazioni economiche, la propaganda orale dei diversi partiti politici hanno sottratto, specialmente in questi ultimi ibliotèca Gino~Bianco
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