la critica politica - anno III - n. 3 - 25 marzo 1923

T IL TRENTINO E LE GIULIE NUOVE < REGIONI > D'ITALIA 139 trici di carte geografiche e di atlanti sullo spostamento dei termini tra il Veneto e le Giulie, affinchè nelle edizioni future delle loro pubblicazioni tale modificazione non sia dimenticata. Il sentimento d' unità giuliana è cosi diffuso a Trieste, nel Friuli e nell' Istria, che la Dante Alighieri s'è fatta i11iziatrice di convegni tra uomini rappresentativi di Trieste, Pola, Gorizia e Udine per stabilire un'azione comune e concorde sotto una sola direzione in tutte le Giulie. Le Giulie: perchè poi s'è voluto mettere nell'ombra un nome così s~mplice e cosi bello, non disshnile da quelli delle Marche e delle Puglie, e che nella sua pluralità ricorda con1e la regione sia composta di parti distinte, quali il Friuli, l' Istria e il Carso, tutte facenti capo al centro comune di Trieste ?. Con la soppressione della prefettura della Venezia Giulia, sostituita dalle prefetture delle provinci di Trieste, del Friuli e dell' Istria, è scomparso dall'uso ufficiale l'espressione impropria di Venezia Giulia. . È ora di rivendicare quella più appropriata di « Giulie», per la regione che attinge il suo ·nome daile Alpi Giulie, da Forum Julii (Friuli} e Pietas /alias (Pola). Come del resto 'non v'è ragione seria che la voce antica e breve di « Tren- · tino », sempre viva e insoppritnibile nell'uso, abbia da essere considerata poco degna di comparire negli atti ufficiali e sostituita dall'espressione prolissa e stentata di Venezia tridentina. Il mantenitnento di tale nomenclatura non serve che a lasciar vivo negl' ignari l'errato concetto che esista una sola regione dove ne ' esistono tre, distinte per carattere geografico, per rar;ioni economiche, per criteri amministrativi. ANGELO SCOCCHI I FEDERALISMO ECONOMICO 1/\l GERMANIA Abbiamo altre volte notato come'il manifestarsi di tendenze avverse all'accentramento statale non costituisca un fenomeno particolare dell'Italia, ma di tutta l'Europa. Più accentuatamente esse si manifestano là dove l'accentramento statale fu maggiore e più rigido. Il fenomeno nierita, anche per ciò, di essere notato e seguito. In Oernzania le idee federaliste guadagnano specialmente terreno pres$O quella classe degli industriali i cui sforzi per far risorgere le energie produttive della nazione sono formidabili. Di quest'orientamento degli industriali tedeschi e dei Loro disegni ecco ciò che scrive, in una lettera da Berlino, il nostro collaboratore Paolo Mantica: _ < Più attivarnente gl' industriali te.deschi tentano di sottrarsi alla tutela politica dello Stato. Essi hanno fatto e continuano a fare una campagna attiva per la divisione del Reich in regioni economiche, alle quali essi vorrebbero assicurare una larga autonomia amministrativa. Vedono in una riorganizzazione di questo genere il punto di partenza pel risollevamento della Germania. < Sostenuto dalla Baviera agricola e conser.vatrice e nello stesso tempo dalla grande industria, specialnr,ente della Renania e della Westfalia, il federalismo economico vuole sopratutto battere in braccia il sistema di centralizzazione socialista, che tendeva, dopo la rivoluzione, di predominare nel Reich. Questi piani si urtano però in molti ostacoli: i limiti delle futllre regioni economiche non sarebbero certamente i presenti limiti politici, un gran numero di tradi- , zionalisti si levano contro l'eventuale smembramento degli Stati e delle Provincie. Altri tedeschi poi temono che queste nuove istituzioni darebbero occasione allo sviluppo d'una forma speciale di particolarisnio: il particolarismo economico : alcuni territori cercherebbero di nzettere in valore le loro ricchezze naturali a detrimento della collettività .... >. Sarà interessante seguire il movimento, le discussioni che determinerà e le soluzioni e/te offrirà o tenterà. Non mancheremo di farlo . • Biblioteca·GinoBianco

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