• IL FASCISMO ED ·1L NAZIONALISMO NELLE PUGLIE 137 stano gli spiriti antidemocratici ; gl' impiegati han fatto buon viso a cattivo gioco, sperando di salvare quanto po"tevano. Ma dovunque gli elementi irrequieti dei medi ceti si sono agitati e mossi o per sostituire i -dirigenti socialisti nella direzione delle masse e nella padronanza dei Comuni o per difendere le minacciate posizioni dei loro ·padri e dei loro parenti. Del nazionalismo occorre dire ben poco. Sorto molto dopo il fasci- :smo, si è giovato della libertà di movimenti che quello gli creava, e dove i suoi dirigenti sentivano l' afflato delle dottrine corradiniane, non lfiuscivano, per educazione, per preconcetti di casta, per condizioni di .ambiente, a stabilire alcun dominio, ad allargarsi nelle masse. ·solo dove si misero a servizio dei gruppi locali, hanno apparenza di vitalità o an- -che vita, sempre di cricc1he. In conclusione la- vita pubblica in Puglia non vede ancora luce, e ·forse, sì qualche speranza di bagliore e di lumicino. Lo stesso salan- <lris1no del foggiano non è ancor chiaro con quanta sincerità abbia fatto del filofascismo. Ma forse ci sarà più luce tra qualche tempo. Al fascismo non mancano uomini ardenti di fede e puri. Riusciranno questi a prevalere sulle forze contrastanti che abbiamo enunciato, e su quelle non meno pericolose di molti dei loro capi, troppo discussi e che non danno affidamento di serietà? E se si metteranno ali' opera di pulizia, come hanno pure tentato di fare qua e là, ma disorganicamente, a quali uomini faranno capo ? Le vecchie classi dei signori che dominarono dovunque nell'Italia meridionale, sino al 1900, pare che si preparino alla riconquista del potere. Le grandi masse dei lavoratori non hanno dimenticato l'insipienza e la durezza del loro antico dominio. Toccherà ancora ai medi ceti di tenere il potere; per q~anto questi abbiano dato cattiva prova, sono gli unici da cui c'è ancora da sperare per un miglioramento della vita pubblica. S'intende, non aspettare miracoli. L'OSSERVATORE DI PUGLIA IL DIRITTO DI COMANDARE " Quale è oggi, in Europa, il principio di legittimità che conferisce ai governi" il diritto di comandare? Il principio; che ha preso forza da un secolo; a mano a mano che si è indebolita la credenza del diritto divino dei sovrani, il principio che nel 1918, dopo la caduta di tanti troni, resta solo ad assicurare alla meglio la sconquassata compagine delle legalità,· proprio quella volontà del popolo che nessuno sa dove risieda, in che consista, come si esprima. Ormai in Europa anche nei paesi in cui la nionarchia vige ancora, un governo non è considerato legittimo, se non può affermare, d'accordo almeno con una convenzione di verità, di esprimere la volontà della nazione. Ma allora noi possiamo crivellar di accuse la democrazia : nonostante le frecce della nostra dialettica, un popolo il quale non voglia vivere, come il popolo russo, sotto la nuda dittatura della forza, non può oggi obbedire ad altre autorità legittime se non a quelle a cui la sovranità popolare ha impresso il suo crisma ". G. FBRR.6RO '• iblioteca -r"'ino-Bianco ' I - ,,,.
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