la critica politica - anno III - n. 3 - 25 marzo 1923

• 134 LA CRITIGA l'OLITICA contendenti : ma non mi pare che il fatto della lotta fra le classi si presti a essere interpetrato come una semplice apparenza, o tutt'al più come un epifenomeno, superaddito all'altro più profondo fatto della lotta fra le categorie. Replicherà forse l' Artom che egli non ha per nulla chiuso gli occhi. alla evidenza e negato realtà al fatto della lotta di classe, ma piuttosto inteso di pronunciare un giudizio di valore, affcrn1ando la sterilità e la inutilità della lotta stessa, incapace di risolvere la crisi sociale e di dischiudere alla umanità vie nuove: la trasforn1azione profonda dell'assetto sociale non potrebbe cioè esser operata dalla lotta delle classi, la quale non ha in sostanza .se non l'effetto di cambiare le persone, convertendo gli oppressi e gli sfruttati di oggi negli oppressori e sfruttatori di do1nani, e neanche dalla violenza .•·di una rivoluzione, ispirata a principii program1natici in antitesi con la essenza della natura umana e della convivenza sociale, bensl soltanto dalla lotta fra le categorie che crei una nuova civiltà, nella quale le esigenze etiche (riconoscimento della dignità della persona u1nana, comn1isurazione . della remunerazione alla produttività, del pe,~o di ciascun ceto al valore della sua funzione) sieno sodisfatte senza detri111ento, anzi con profitto della vita ·.economica (increrr1ento e n1iglioramento tecnico de Ha produzione). Se cosl ifosse, bisognerebbe dire che la parola ha tradito 'il pensiero, là dove rA., mentre attribuisce alle singole categorie una vita propria ed autoctona(?), ravvisa nella classe « una entità artificiale che si forma n1ediata1nente, in relazione ad uno scopo secondario: la n1assa dei co1nponenti una data categoria è un prodotto della realtà pratica, mentre la massa di una classe è il risultato di una propaganda di pensiero. Mentre noi troviamo sempre, in una forn1a od in un'altra, delle organizzazioni di mestiere, senza che tale movimento si possa far risalire a una detenninata ideologia; l'organizzazione di classe è sempre legata al nome di un capo, alla dottrina di una scuola, ad un pensiero politico> (91). Più che obiezioni, volte a infirmare radicalmente la tesi dell' A., questi son dubbi che somtnessamente sollevo e che, ripeto, la più ampia e precisa trattazione da lui pro1nessa, potrebbe valer a dirimere: in ogni modo -non tolgono interesse alla distinzione: e certan1ente giova che per· consi- -0erare la questione sociale sia offerto un punto di vista diverso dal con- :sueto: in particolare, può essere feconda la ipotesi che la unione dei p;oletari di tutto il mondo - anzi la stessa solidarietà, locale o nazionale, della .classe proletaria - sia relativa allo stadio presente dell'economia associata: fase che, secondo l'A., sarà superata, quando, sostituito il concetto di categoria a quello di classe, potranno svolgersi dal sindacalismo le nuove forme .costituzionali ( 103). Firenze, marz_o 1923. LUDOVICO LIMENTANI Gli am1c1 della CRITICA POLITICA hanno il dovere di stimolare i vecchi abbonati a inviarci subito il vaglia di pagan1ento. BibliotecaGino Bianco

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