la critica politica - anno III - n. 3 - 25 marzo 1923

132 LA CRITICA POLITICA della ricchezza tra i diversi gruppi sociali> (211-212). Non si definisce un tipo di civiltà se si considera soltanto il modo di ripartizione della ricchezza sociale fra la classe dominante e la dominata, bensì se si tien presente anche la natura e la importanza della funzione che la classe dominante assolve (o doveva originariamente assolvere) e che determinò e, attualmente o storicamente, giustifica la sua posizione gerarchica. Le considerazioni dell' A. sopra questo fondamentale processo sono significative, soprattutto perchè rivelano in lui la consapevolezza della complessità e della multiforme varietà della vita sociale, che si ribella a ogni pretesa d'imprigionarla entro schemi fissi e lineari: non si prestano a essere riassunte: è anzi desiderabile che vengano più largamente svolte, e illustrate con più ricchi e minuti riferimenti a concrete esperienze storiche, nel volume < Classi, categorie e Stato:)' che l'A. ci lascia sperare prossimo. Agli occhi di lui anche la crisi sociale del dopoguerra consisteva « essenzialmente, non nel duello tra redditieri e salariati, ma nella lotta complessa tra le categorie dei lavoratori manuali, dei lavoratori intellettuali e degli intermediari, complicata da quei fenomeni economici, che hanno profondamente colpito la classe dei piccoli redditieri e costretto molti dei grandi proprietari a discendere nella classe inferiore o a svolgere una propria attività di categoria> (216). Le categorie dei lavoratori manuali sono riuscite, per virtù di organizzazione, a rivelarsi arbitre della vita economica e a dettar leggi allo Stato e ai capitalisti; ma la borghesia non sarà vinta, finchè duri nelle masse la consapevolezza che essa rappresenta ancora una necessità imprescindibile per la vita collettiva; non, s'intende, come classe~ previlegiata, nella distribuzione della ricchezza, ber.sì come categoria, investita di una funzione, nell'esercizio della quale nessun'altra categoria può sostituirla. La borghesia deve cessar dal suo dominio di classe; ma nella funzione produttiva, anche trasformata da monopolio delle classi dirigenti in attributo di una comunione di lavoratori, intellettuali e manuali, c'è posto per lei, in collaborazione con le altre categorie assunte al suo fianco a parità di condizioni: l'equilibrio delle categorie prelude al ravvicinamento delle classi, fino alla scomparsa forse delle due classi estreme ( 1). lriterpetrata come lotta di classe, la crisi non può apparire se non come una _impasse, nella quale la civiltà industriale deve assistere, impotente, alla pro- . pria dissoluzione: interpetrata come lotta di categorie, significa soltanto un momentaneo turbamento o inasprimento, oltre il quale essa potrà procedere nella sua pacifica evoluzione. * * * Mi sia consentito osservare che: 1) la distinzione non è sempre senza equivoco: dallo stesso A. si ammette infatti la possibilità di una, sia 'pur momèntanea, identificazione quasi completa dei concetti di classe e categoria (209): sarebbe faciie citare luo- (1) Dunque la distribuzion_e della collettività in quattro classi non è costante e immutata, e solo suscettibile (203-5) di assumere forme div_erse a seconda: a) della maggiore o minore rigidità delle reciproche demarcazioni; b) della differente facilità di trapasso da un gruppo all'altro; e) del distacco più o meno grande che li separa. BibliotecaGino Bianco

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