la critica politica - anno III - n. 3 - 25 marzo 1923

. . CLASSI E CATEGORIE 131 ramente _note~o.le alla m?rfologia sociale, con la distinzione acuta, per quanto d1scut1btle - tra 1 concetti, spesso confusi, di classe e di categoria. Classi sono i ceti, fra i quali è diversamente distribuita la ricchezza: e le classi, in ogni collettività fondata sulla proprietà individuale, sempre furono, sono e saranno nè più nè meno di quattro: < persone, le quali traggono dal loro patrimonio i mezzi per vivere secondo un elevato tenor di vita, senza essere costrette ad alcun lavoro retribuito; altre che dispongono di un reddito non sufficiente e che quindi debbono chiedere ad un lavoro redditizio la necessaria integrazione ai loro proventi; altri ancora, che posseggono un capitale, il quale può dare loro un profitto sufficiente solo se usato còme strumento di lavoro; altri, infine, che nulla posseggono, se non la propria attività personale, e che 'tale attività generaln1ente solo possono volgere a lavori manuali, in quanto non è loro possibile di acquistare le cognizioni necessarie per dedicarsi a professioni intellettualmente più elevate> (202-3). La distinzione delle classi può essere più o 1nen<? rigida e netta, ma è costante. Categorie si chiamano i gruppi, secondo la diversità delle funzioni che esercitano: e di quelle infinitus est numerus, è continuamente mutevole la distinzione: in generale corrispondono alle grandi funzioni economico-sociali (agricoltura, industria, co1nmercio e attività ausiliarie) ma, secondo la diversa forma in cui i singoli adempiono a tali funzioni, le categorie si suddividono in speciali sotto-categorie (lavoratori manuali e intellettuali, imprenditori e impiegati, produttori e non produttori). La distinzione ha un valore soprattutto teorico, e vorrei dire euristico: ci aiuta a uscire dal circolo nel quale si tengono chiusi i seguaci del materialismo storico, con la domrnatica contrapposizione di due classi, e due soltanto, dall'antagonismo inconciliabile delle quali risulta la .dialettica della storia. l\1a per l' A. la fondamentale orditura della storia sociale è data anzichè dalla lotta delle classi, dallo sforzo che le categorie inferiori assiduamente sostengono, per prender il posto delle superiori, e cristallizzarsi in classe, diff~renziata non per la natura specifica della funzione, bensì per la diversa condizione economica. La categoria superiore, che aveva ottenuto e meritato la supremazia per il fatto che la sua funzione essenziale corrispondeva alla necessità dominante in un dato momento storico, vuol n1antenere anche in te1npi mutati una superiorità gerarchica, che nulla giustifica più (perchè la funzione ha perduto della primitiva in1portanza o ha cessato di essere effettivamente esercitata da quella categoria): tende a in1porsi come classe, .anzi come casta, contendendo il passo ad altre categorie, inferiori perchè subordinate, sebbene adempienti a funzioni più importanti. Il terzo stato era una categoria di produttori, dalla quare si è venuta evolvendo la classe borghese, e questa tende a esonerarsi dalla funzione di produrre ricchezze, per limitarsi a consolidare il proprio possesso e a esercitare il predominio politico. < La lotta sociale non è se non un perenne conflitto tra le diverse categorie, sia che queste contrastino per l'antitesi necessaria dei loro interessi, come avviene da secoli tra l'industria e l'agricoltura, tra le caste militari e quelle commerciali, sia che combattano tra loro per affern1are la prevalenza della propria funzione sociale, ed il risultato di tale lotta consiste appunto nella distribuzione della società in classi e nella redistribuzione BibliotecaGino Bianco ... I ' . • I

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