LA CRISI DEL LIBERALISMO 103 trascenda e non dia luogo poi ad una reazione opposta di cui le conseguenze sareb~ero disastrose >. È o non è compito del Governo, di questo Governo restaurare l'autorità dello Stato? Non ha affermato e riaffermato di proporsi tale compito ? E allora per restaurar.e lo Stato e farci rientrare nella norn1alità < occorre che gli uomini di governo siano i primi a rispettare le leggi, fra le quali lo Statuto a_lbertino sovrasta ». Si deve operare < nell'ambito, nei !imiti, col risp~tto delle leggi esistenti > e, lungi dal soffocarle, < restituire loro il prestigio e la forza che hanno perduto> l Il punto di vista liberale in _Italia non può essere che questo. Il sen. Albertini da liberale intelligente e fedele al regime intende assai bene che vi è un minitno di libertà che vuole e deve essere salvaguardato ~ che non è possibile considerare < 40 milioni d' italiani come 40 1nilioni d' iloti che nulla hanno da dire e da vedere nella direzione della cosa pubblica>. Un popolo uscito vincitore dalla guerra non può ess~re trattato come un ·1ninorenne < o peggio ancora - poichè maggiorenne è stato per oltre settant'anni - essere minacciato d'interdizione > come lo minaccia l' on. 1\tlussolini. Nessuno potrà rnai itnmaginare < che un popolo simile voglia permanentemente far getto del diritto .di governarsi, considerarsi inferiore e men degno degli altri popoli civili, ripetere la sua fortuna o la sua disgrazia dall'onniscienza di un solo o di un direttorio di pochi eletti '>. E poichè gli uo1nini e la stan1pa del _governo insistono nel ricordare che la situazione e lo stato d'animo attuali del paese debbono considerarsi come definitivi per un trentennio almeno, il sen. Albertini osserva che non si potrà 111ai credere sul serio < che per un trentennio tutta la nostra vita sia regolata da deliberazioni del Consiglio dei 111inistriinsindacabili e indiscutibili, la stampa taccia come ora tace, le schiere si pieghino co1ne ora si piegano perchè per le zucche che si rialzano ci s_onocinquecentoniila nianganelli e della buona mitraglia e delle bonibe a ,nano>, secondo un avvertimento del < Popolo d'Italia >. Badi, piuttosto, l' on. Mussolini < a non inebbriarsi della vittoria, a non superare più di quanto abbia superato i limiti legali, a ricondurre invece gradatamente il Governo entro questi limiti >. Il consenso popolare non è cosa della quale si può fare eternamente a meno. Viene un momento in cui lo spirito pubblic~ troppo fortemente compresso si ribella e insorge. Ed è pe~chè paventa taie eventualità che il sen. Albertini la denuncia. La ~ua posizione è quella di un conservatore illutninato per il quale la s~ona p~ssata e recente della vita politica dei popoli costituisce un insieme dt esperienze ·alle quali l'uomo di governo deve rifarsi costantemente. Più an~ora di 9uanto non lo siano quei fascisti i quali amano tanto spesso ripeterlo, egh è persuaso < che il fallimento di Mussolini potrebbe avere conseguenze gravissime > e per il paese e per quelle classi dirigenti che al · fascismo si so.no solidamente appoggiate. Ma appunto per ciò si può aiutare Mussolini a riuscire, non già a fallire lo scopo I Tanto più che sulla spons·bti6teca Gino Bianco -
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