la critica politica - anno III - n. 3 - 25 marzo 1923

128 LA CRITICA POLITICA dalle 1nigliori intenzioni del mondo, considerano come possibilità vicina il trattato di alleanza con i fascisti. D'altra parte è anche evidente che I' Italia è solo 1nomentaneamente il fasciscno e che un trattato concluso con essa dovrà essere redatto in modo da resistere a tale forma transitoria di goyerno e rispondere ai bisogni profondi dei due paesi. Le dichiarazioni di Mussolini a questo proposito hanno fatto il giro della nostra stampa. I co1nn1enti che esse hanno suscitato a Parigi e· in provincia avranno, lo speriamo, provato che nell'insieme la Francia non respinge l'alleanza con l'Italia, ma, al modo stesso dell'Italia, intençle contrattarla con cognizione di causa e su solide basi. Dalle due parti delle Alpi uon1ini di chiaro intelletto h~nno precisato i dati del delicato problema. I diplomatici dovranno tener conto, questa volta, della loro opinione, nè, come è avvenuto sin qui, sarà, possibile dimenticare, col pretesto che l' Italia ha bisogno di noi e noi abbian10 bisogno di essa, che gli italiani sono 11ostri eguali e non, come se niente fosse mutato in Europa dal tempo dell' In1pero napoleonico ad oggi, nostri satelliti. Se • le idee di Francesco Coppola e dei redattori dell'Idea Nazionale non sono, come è facile immaginare, le nostre, quelle di Jacques Bainville nelle cronache dell' Action Française non impegnano che lui e, tutto al più, i redattori di quel giornale. Allorchè questi scrive che la Francia ha un interesse diretto e i1nn1ediato a intendersi coll' Italia pone in modo unilaterale le condizioni di tale intesa, din1entica di tener conto del 111odo come certe parti dello scacchiere diplomatico internazionale sono manovrate, e si fa così un' idea inesatta della vera situazione della Francia e dello stato d' animo della sua popolazione. Allo stesso modo fu sempre un difetto anche dei 1nigliori giornalisti italiani quello di esagerare lo stato delle questioni internazionali francesi, e non certo nel senso del 1naggiore ottimismo. Ci si osserverà che pochi tra i nostri giornalisti sanno, dal canto loro, giudicare serena1nente le cose d'Italia .... Ma il difetto se è duplice non cessa per questo di esistere. Sarebbe interessante, giacchè consentirebbe migliori ele1nenti di giudizio, poter violare, in questo momento, il secreto delle valigi diplomatiche che vanno e vengono da Parigi a Roma e da Roma a Parigi. Buone valigi, quante ne abbia1no anche noi preparate durante la guerra 1 AlIorchè portavamo quella di De Roussy, attacchè navale di Francia a Madrid, al colonello Thoroughton, attachè navale della Gran Brettagna a Gibilterra, nel 1917, vi 1nettevamo dentro tutto il contrabbando possibile, co1ne un qualunque diplomatico di carriera. Ma si trattava specialmente di sigari e di Whisky inglese. Santo Dio, co1ne i diplomatici amano fumare ottimi avana! Quelli dell' A1nbasciata di Francia a Madrid non ne domandavano meno di un sacco per ogni viaggio. Gli Harry Clay attiravano anche per questo sopra di sè l'attenzione dei doganieri spagnuoli di Algesiras. Le loro grosse mani guantate di bianco si attardavano con affettazione a palpare rudemente, al passaggio, le protuberanze di quei Biblioteca Gino Bianco ..

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