PER UNA INTESA TRA L'ITALIA E LA FRANCIA 127 vi subiscono un umiliante processo di denazionalizzazione e un detetabile regime d'inferiorità politica ed economica>. Dopo ciò non resta, ·n verità, che ritirarsi e chiudere il sipario. Se, a nostra volt~ volessimo riscodellare la copiosa serie delle dolianze italiane nei riguardi della Francia si vedrebbe che ne siamo perettamente al corrente. Sicco1ne la cosa sarebbe davvero troppo meschina isparmieren10 agli amici di Critica Politica questa prova di cattivo gusto. he io sia < un buon amico dell'Italia> lo riconosceva proprio in questi iorni Cesare De Lollis nella sua Cultura e di questa mia qualità ritengo che non vi sia chi ne dubiti nella rivista dell'ottirno e valoroso Oliviero Zuccarini.Ma essere buon amico d' Italia non consiste solo nell' ammi- ~arne i classici e nel leggerne i giornali, e nemn1eno nel recarvisi in vacanza per spacciare poi le proprie i1npressioni in gravi articoli di questa o quella rivista di Parigi. Si è an1ico dell' Italia quando si contribuisce a diradare con la parola e con la penna, nella stampa o in pubbliche riunioni, l' insie111e dei 1nalintesi accumulati da diplo1natici i1nbecilli intorno a due popoli che fingono di conoscersi meno di quel che in realtà non si conoscano e che guadagnerebtero infinitamente a co111prendersi e a correggere con una decisiva unione tra loro i difetti speciali di ciascuno, poichè ciascuno di essi ha i suoi difetti ed anche l'antidoto capace, quando bene som111inistrato, di controbilanciare gli effetti di quei tossici nazionali, la perniciosa influenza dei quali è possibile avvertire unican1ente allorchè si è pervenuti a quello stato di saggezza internazionale che solo gli studi, i viaggi e la conoscenza delle lingue straniere possono consentire ali' uo1no. Mussolini, che io vidi a Milano nel 1918 - allorchè la Missione Pierre Contray di Ginevra 1nanteneva con lui rapporti delicati che egli non ha certo di1nenticato più di 1ne - Mussolini, dicevo, non si fa certamente, da persona intelligente quale egli è; alcuna illusione sulla gravità della situ~zione attuale in Italia. Non sarò io ad avvertire gli italiani che .. tale gravità risiede nel fatto che oggi in Italia si fa la guerra alle idee: che giustizia·, esercito e polizia combattono cioè con l'impiego di tutte le loro forze - così potenti - contro quei poveri concetti che hanno la disgrazia di essere antif~scisti. Se la formazione d' una coscienza politica del popolo, ancora appena sbozzata in Italia, è cosa indispensabile al progresso delle democrazie moderne, come non turbarsi al pensiero dei pericoli che tale politica può preparare alla nazione italiana? Musso- -linisa perfettamente che un popolo non può essere addormentato con parole e discorsi più che per un istante e che invano si prescinde dal1' anima di una Nazione. Un bel giorno quell'anima che si cre~eva addormentata, si risveglia. Si è accorta dell'equivoco, dell'errore in cui venne cullata. E il suo risveglio si chiama una Rivoluzione. Ecco ci'ò che prima ancora di ripetere quella serie di querele della uale non abbiamo inflitto ai nostri amici l' umiliazione di riprendere a ostra volta, sono portati a dornandarsi coloro che in f rancia, ani1nati iblioteca Gino Bianco
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