la critica politica - anno III - n. 3 - 25 marzo 1923

Previsioni e realtà finanziarie Previsioni e realtà finanziarie sono due cose che nel Bilancio italiano non si sono combinate mai. lnvariabiltnente: rosee !e previsioni, nera la realtà. Avviene nell'amministrazione dello Stato italiano quello che non avviene e non avverrebbe nell'amministrazione di un privato cittadino o di una azienda conimerciale. L'esperienza, i risultati del passato no!J,danno nessuna norma per le previsioni avvenire. E il bilancio si prèpara non secondo i risultati accertati dell'esercizio prçcedente, nia secondo le ·µrevisioni già dimostrate erronee dai fatti e secondo le convenienze politico parlamentari del Governo i1t carica. Se all'estero non prestano nzolta fede alle previsioni rosee dell'attuale Governo s1tlle risultanze dei prossimi eserciii fina1tziari dello Stato, si deve riconoscere che non è senza ragione. Ed ha torto 1narcio qualche giornale~ d'Italia di adontarsene _comeper offesa fatta al nostro amor proprio, alla nostra dignità di Nazione. Il nostro Bilancio non è stato mai una cosa seria. Basti a dimostrarlo la documentazione che ne dà il De Flaniini nell'ultimo nu,nero della < Vita italiana>. Nell'esercizio 1916-1917 si prevedeva un avanzo di 214 milioni e si ebbe un deficit di 4 miliardi e 560 ntilioni. Nell'esercizio 1917-18 si p~evedeva un avanzo di 597 milioni e si ebbe un altro e maggior deficit di 6150 1nilioni. 1 Nel 1918-19 si previde un avanzo di 289 milioni e il deficit salì a 11.390 milioni! Solo nel 1919-20, per la prima volta, si finì col prevedere un disavanzo di 559 milioni che poi doveva, invece, superare i 9 miliardi. Successivamente non si è ,nutato sistema. E i rendiconti 1920-21 e 1921-22 se fossero stati pubblicati - ciò che non è ancora avvenuto per la incredibile lentèzza con ·cui tutte le cose dello Stato procedono - ci avrebbero offerto esempi del. tutto simili a quelli su esposti. . Come è, dunque, possibile che all'estero prendano nel serio le cifre di previsione del nostro Bilancio ? U1t solo modo ci sarebbe per ottenerlo e pretenderlo: dimostrare coi consuntivi che sono attendibili. Dal nuovo Governo - se davvero vuol essere inizio di vita nuova - avremmo diritto di pretendere che i bilanci cessino di rappresentare una finzione contabile. S!è messo il Governo di Mussolini su questa via? Vediamolo. La pubblicazione del bilancio per il 1923-24 fu· ritardata di circa tre mesi appunto perchè il Governo volle avere il tempo di studiare e di apportare modificazioni a quello già preparato dal Ministero Facta. Ora che il bilancio si pubblica il governo si affretta, però, a dichiarare che si riserva di modificarlo ancora largamente. Tanto valeva non pubblicarlo affatto ! L'avvertimento che vi saranno apportate ulteriori modi/ icazioni deve almeno tsser considerata come una promessa di riduzione nelle spese ? È una probabilità clte crediamo debba esser esclusa. Infatti per riduzione di spese non era Biblioteca Gino Bianco

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