122 LA CRITICA POLITICA l'organizzazione dei poteri per cui il corpo di occupazione fu alternativamente alle dipendenze del Comando supre1no e del ministro della guerra. Queste le principali conclusioni della Commissione d'inchiesta. Ed esse bastano a far intendere come non vi -siamo rami della pubblica amministrazione e delle organizzazioni sorte durante la guerra in cui non vi furono gravi deficienz·e e sperperi enorn1i. Non vale che la Co1nn1issione ad attenuare l'impressione affermi che i risultati co111plessivi--delle indagini, mentre documentano in modo irrefragabile lo sforzo poderoso che l'Italia ha fatto per conseguire e meritare la vittoria, < valgono a distruggere in gran parte quell'edificio di accuse e di sospetti coi quali dopo Vittorio Veneto piacque a n1olti in Italia e fuori svalutar moralmente la guerra, esacerbare le soffèrenze che da essa derivarono, avvelenare i dolori che nelle case in lutto eraro silenziosamente offerti alla patria, olocausto sublin1e quanto il sangue largamente versato>. Non vale, giacchè gli elogi non possono andare che al popolo italiano, mentre la verità è che sia gli uomini politici, sia gli organi statali furono assai inferiori al loro co1npito ed è meglio proclan1are alta la verità, giacchè altri1nenti era inutile far l'inchiesta. La quale giunge tardi, e incompleta e non se1nbra abbastanza severa: un piccolissimo nutne ro di funzionar i coIpi ti, aIcun i 1nin i stri bIandame nte eh i amati re spo nsa bi I i. Ecco tutto. E quando di tutta la complessa e 1nacchinosa organizzazione di guerra quasi nulla si sai va dal giudizio della Con1missione, bisogna pur dire che è troppo poco. Che cosa è qualche centinaio di n1ilioni di recupero su una somma di 144 n1iliardi di spese? Comunque v'è da augurarsi che gl' insegnamenti contenuti sulla relazione della Cornmissione non vadano in tutto perduti: ve ne sono in gran numero ed alcuni anche preziosi. E ciò vaie a giustificare l'esistenza, anche se a 1nolti, agli interessati specialrncn te, non è parso vero di vederne la fine. LA CRITICA POLITICA SPROLOQUI DI ORGANIZZATORI. E SERIETÀ DI PROFESSORI Appena un anno fa < bastava essere un organizzatore tesserato peréhè tutta la stampa borghese si sdilinquisse di amnzirazione davanti a qualunque sproloquio o compilazione stampati>. Giuseppe Prato ha ragione. Ma non sono passaii quei tempi. Anzi, al contrario, ·abbiamo peggiorato. Avanti erano i giornalisti - che dopotutto sono spesso non per il loro mestiere portati a seguire il vento che tira e elle non sempre possiedono una preparazione culturale molto solida - che si sdilinquivano per < gli sproloqui di un Baldesi in cattedra>. Ora sono gravi professori, maturati sui libri della scienza, che prendono per buoni e fanno oggetto delle loro meditazioni gli sproloqui degli organizzatori fascisti di u,z livello intellettuale molto inferiore al Baldesi. Non occorre che diciamo al professor Prato di quali professori parlianio. Ma come segno dei_tempi non ce ne compiacciamo davvero. Bit .i teca Gino l::3ianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==