102 iA CRITICA POLITICA primo è morto, non si sa cosa debba essere il secondo. Mussolini ha tentatò definirli distinguendoli : < Se Io Stato liberale si difende, lo Stato fascista attacca >. Ma la distinzione non serve a stabilire cosa lo Stato sia, su quali istituzioni si regga, su quali principi, su quali leggi. Il fascismo ha annullato praticamente le istituzioni tradizionali dello Stato liberale, ma non ne ha decretato la mòrte ; anzi gli prof essa un apparente rispetto. Ed è ciò appunto, la finzione dello Stato costituzionale, che ferisce la concezione liberale_ assai più profondamente della soppressione stessa della costituzione. La finzione non era necessaria. Mussolini avrebbe potuto· benissimo sprangare le porte del Parlamento - Giolitti le tenne chiuse durante la guerra libica fin che gli fece comodo e .... nessuno se ne commosse - e stabilire di fatto e di diritto la dittatura. Il periodo di eccezione avrebbe anzi servito a rivalorizzare certe istituzioni dello Stato liberale : in prin10 luogo l'istituto parlamentare la cui ripresa sarebbe stata considerata ed attesa corne il ritorno alla nonnalità. Per una politica severa e restrittiva lo Statuto del regno - nel conce-. dere il quale Carlo Alberto non largheggiò eccessiva1nente verso Io spirito liberale - offriva al Governo tutte le possibilità. Quando, dopo il '98, Sonnino volle una politica di reazione, non chiese la soppressione delle garanzie costituzionali, ma si li1nitò a dire < Ritorniamo allo Statuto ». Per Sonnino - che era un liberale - si trattava di rin1ettere in pieno vigore le prerogative regie e di applicare rigorosamente le leggi - anche quelle che potevano considerarsi oramai superate dai tempi. Lo Statuto per lui doveva restare la carta inderogabile della costituzione dello Stato ; Mussolini, invece, ne fa a meno. Dirà l'avvenire con quali risultati. Ma il liberale che ha aiutato sinceramente il fascismo a salire credendo di trovare in esso una forza restauratrice dello Stato, di questo Stato, non può oggi, onestamente, di fronte all'opera del governo sentirsi in pace con la propria coscienza. Lo Stato - egli còmprende benissimo - può rimanere in piedi in quanto restino in piedi le colonne fondamentali ~ulle quali si regge. Di qui la sua nuova posizione di fronte al fascismo, che non è precisan1ente di ostilità, ma di amico e alleato che vuol evitare al fascismo ora che è al timone dello Stato salti. pericolosi n'el buio. Così ci sembra debba essere considerato l'atteggiamento d·el sen. Albertini (1), il quale non yuol nuocere al fascismo, al contrario lo vuole aiutare ed è per ciò che si preoccupa di richiamare gli uomini del Governo alla nozione della misura del limite oltre il quale è pericoloso andare. < Appunto perchè ci sen-· tiamo corresponsabili di questa reazione.... - scrive - ci corre l' obbligo di esaminarne la portata e di fare quanto è in noi perchè non (1) Escludiamo che si possa riconoscere nell'atteggiamento del sen. Albertini il risultato di oscure manovre d'interessi politici e finanziari oifesi dall'opera del uovo Governo. Il risenti- · mento dei fascisti contro di lui è sopratutto determinato dalla importanza che il Corriere della Sera ba in Italia come organo formativo della pubblica opinione. Biblioteca Gir'o ■ 1anGo
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