la critica politica - anno III - n. 3 - 25 marzo 1923

• 114 LA CRITICA POLITICA in Roma di quel < Consorzio Mercantile italiano, che si proponeva senza un soldo di capitale - di valorizzare le risorse nazionali all' interno ed ali' estero, agendo in forma autonoma, ma sotto l'egida dello Stato, di controllare quanto si svolge nell' ambito economico del Paese ~ a garantire che gli interessi delle singole imprese non contrastino con quelli superiori della Nazione, a 1noralizzare in una parola ogni attività economica italiana>. E per cominciare quest'opera di 1noralizzazione il Consorzio, senza un soldo di capitale, chiedeva subito che gli fosse · intanto affidata la gestione del porto di Napoli. Per fortuna pare che il governo non abbia troppo gradita l' iniziativa geniale, e dopo il rumore dei primi giorni non se n'è più sentito parlare. · Ma all'infuori di questo caso, nell'urto tra le due mentalità, la vittoria finora è sempre rimasta agli intervenzionisti, e se non ci aiuteranno le strettezze finanziarie e la politica della lesina che ne dovrà derivare, · l'era dei salvataggi periodici, che in settant'anni di vita non ha mai permesso alla nostra vita economica di superare completamente i periodi di crisi e di risanarne le piaghe, l'era degli interventi costosi ed inutili, che sacrificano le energie migliori per tenere in vita dei moribondi, sarà continuata con nomi diversi ma coi medesimi risultati, quasi essa fosse una triste fatalità che incombe sul nostro Paese. GINO LUZZATTO L'ITALIA DI DOMANI La stupenda varietà dei tipi, dei sangui, dei pensieri, dei caratteri, dei paesi, degli idiomi, del g_enio, dell'istoria, onde l'Italia fu grande, e sarà ancor grande, non può tollerare un medesimo trattamento senza oltraggio costante alla natura e alla realtà irreducibile. Che ogni regione faccia le sue leggi civili, criminali, municipa~i e finanziarie, d'istruzione, di sicurezza e d'igiene e le esegr,isca; che si creino coteste autono,uie veraci e non 1nenzognere; che si proceda a ·così fatta snodatura; che s'inauguri il ge- !iuino governo di casa, e si coordini alla unità politica della nazione e al suo governo centrale; e cesserà la paralisi e assisteremo ali' azione poderosa e feconda d'un_ corpo articolato e sano e gagliardo, allo spettacolo di una 1 talia felice. Forse l'Italia non percepisce ancora con occhio abbastanza linipido il magistero di questa articolazione, di questa libera ed equabile circolazione del proprio sangue, di queste armoniche funzioni della sua complessa vitalità, df questa moltiplicità nell'unità, di questo self-governement, nia per istinto vi aspira, per legge fisica vi gravita, per forza ,notrice della sua Storia vi arriverà. (1877) ALBERTO MARIO Bi~•-Jteca Gino Bianco

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