58. LA CRITICA POLITICA J\utonomia e Unità Francesco Meriano nel Popolo d'Italia del 15 febbraio, commentando il convegno tenutosi in Bologna dai rappresentanti dei Comuni di qaella provincia, tiene a mettere in luce l'importanza del risveglio dell'attività dei t'omuni etniliani, che studiano i problemi delle loro finanze senza invocare aiuti ed elemosine dallo Stato, e ved~ in questo risveglio un segno dei te,npi, corrispondente al discredito del Parla11tentarisnzo e dell'idolatria accentratrice e monopolista dello Stato socialistoide. Preoccupandosi però di possibili deduzioni dalla sua constatazione di un fatto caratteristico in questo turbinoso periodo della nostra vita, si affretta a soggiungere che in qr:esto risveglio non deve vedersi una tendenza degli organi peri/ erici a scindersi dalla vita dello Stato, e che con esso siamo ben lontani < dalle aberrazioni di un certo decentramento che cela il pericolo delle autononiie e le più gravi incognite per la nostra non ancora raggiunta unità di spirito e di vita >. Questa preoccupazione del Meriano è condivisa da un gran nunzero di italiani, e concorre a spiegare le difficoltà di diffusione delle tesi autonomiste: l'autonomia sembra incompatibile con l'unità, che in vece per essere effetti va e feconda deve avere un carattere prevalente di spiritualità e consensualità e non quello di coazione. L'unità d'Italia consiste nell'idem sentire, idem velie degli italiani; e i suoi rapidi e decisivi progressi ha fatto non in mezzo secolo di uniformità legislativa e burocratica, ma nel triennio della guerra, che agli italiani tutti dette uno stesso sentimento e una stessa volontà. L'unità d'Italia nei confronti degli Stati stranieri è un f alto irrevocabile della Storia, e agli italiani è inibita non solo tin'azione contraria ma anche un pensiero contrastante: tutti debbono cooperare a rafforzarla con l'interna disciplina, con lo sviluppo della cultura, con l'increniento dell'economia nazionale. Ma, premesso quest'atto di fede e di volontà, è necessario riconoscere che esigenze storiche, geografiche ed econoniiche inipongono all'Italia un ordinamento politico-amministrativo snodato, e che l'accentramento burocratico e parlamentare compromette lo sviluppo econoniico dell'Italia e ostacola il'suo sviluppo culturale. L'ordinamento attuale con la sua unifor,nità legislativa, con la pretesa di applicare ai villaggi della Sicilia gli stessi istituti e le stesse nor,ne che si applicano a Roma a Milano e a Genova, con la tendenza a far dipendere tutto dal centro e a costituire sempre nuovi organisnii nazionali costosi, pesa enormemente sul bilancio econoniico della nazione; risponde agli interessi della burocrazia, dell'alta banca, dell'industria protetta, nia è in insanabile contrasto con quelÌi dell'agricoltura, delf industria libera, del1' iniziativa individuale. Per sostituire a quest'ordinamento uniforme un ordinamento più snodato e meno costoso non basta la buona volontà : occorre che le forze vive e produttive dçlla nazione acquistino una prevalenza decisiva nella vita· locale e quindi in quella statale, e qu[!sto avverrà grazie a ulteriori progressi culturali ed economici, per un processo di elaborazione autonoma, cui noi confidiamo di partecipare, come chiarificatori di idee e di sentimenti oggi latenti e confusi ma destinati a prorompere vittoriosi con la nuova grandezza italiana . .Biblioteca Gino Bianco J
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