STUDI TEDESCHI SULLA SARDEGNA 91 qualche modo, sardo : ogliastrino o barbaricino o forse di Oliena - (giuro che il tentativo di individuazione del tipo è innocente, quasi fantastico, senza addentellati speciali; poichè rievocare Oliena, patria del miglior vino del mondo, è perico1oso) - barbaricino, dicevo, logudorese o di Solarussa - (valga anche qui, per la nobil patria della vernaccia la notarella fatta or ora) - _MaxLeopoldo Wagner ha la sagoma e i tratti particolari terribihnente sardi. Tanto che avrei voluto chiedergli, la prima volta che lo vidi : scusi, ma lei come ha fatto a diventar tedesco, e per giunta Max Leopoldo \Vagner, che è quanto dire incontrovertibiln1ente tedesco ? Comunque, sta di fatto che i! Wagner, benchè sappia celiare in campidanese e scrivere egregiamente in italiano (è un apprezzatissimo collaboratore dell'Archivio Storico Sardo), ha costruito in tedesco, se pur con ritmo latino, le sue maggiori e migliori opere. Con quale criterio il \Vagner ha svolto il suo corso di lezioni sul sardo ? È quasi superfluo dire che vi ha fatto precedere un ampio cenno storico sulla Sardegna ; i miei colleghi tedeschi hanno trovato così la base prima e necessaria per un esa1ne dei fenomeni di sovrapposizione o di confluenza dei vari elementi glottologici speciahnente greci, prelatini, latini, italiani e spagnoli nell'alveo etnico sardo. - È stata poi breve~ente tratteggiata e risoluta in senso negativo la questione della pretesa influenza diretta dell'elemento originario arabo e di quello germanico, che invece - secondo il Wagner - hanno carattere di elementi derivati ; la 1naggior parte delle lezioni è stata dedicata allo stu.: io critico-comparativo delle varietà dialettali che fanno così complicato il problema glottologico sardo, e con particolar riguardo il Wagner ha cercato di definire la posizione dei dialetti settentrionali (sassarese e gallurese) rispetto a quello centrale, che si potrebbe considerare in certo modo puro, se anche qui non fosse assolutamente necessario localizzare e delimitare più precisamente. Tuttora, segni ed espressioni numerose attestano la quasi generale unità di dominio che il latino ebbe per lungo tempo nell'isola; ma non v' ha dubbio che le corrosioni e le cpr!uzioni incominciarono già nell'epoca romana per l' infiltrazione sempre più vasta e meno co1nbattuta di parole ed espressioni nuove, da cui, forse, soltanto l:i parte più interna dell' isola ebbe a mantenersi pura ; e oltre a ciò - come il Wagner andò dimostrando nelle lezioni e il suo ultin10 libro conferma - differenziazioni di natura locale si determinarono per via di deformazioni e di nuove spontanee formazioni sorgenti dal grembo stesso della lingua parlata. - Le ulteriori vicende, le influenze italiane catalane e spagnole, · i palpiti della coltura continentale sempre più propagantisi, l'assiduità dei 1nercati di terra ferma fecero il resto. Oggi ·a Sassari e nella Gallura, e in genere nel nord dell' isola che ha particolarmente .assorbito influenze genovesi e pisane, ma dove tuttavia - dice il Wagner - dovette parlarsi in origine il sardo puro, questo è quasi coperto da una spessa stratificazione di elementi continentali, come potrebbe chiaramente dimo~trare una disamina dei rapporti morfologici e anche lessicali. Nè l'azione corrompitrice e disgregatricé degli elementi continentali si è limitata e arrestata a Sassari e nella Gallura; poichè anche il dialetto del Nord del Logudoro mutuò ben presto parole ed· espressioni che ne alterarono la primitiva purenza - e la Biblioteca Gin·o Bianco ...
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