la critica politica - anno III - n. 2 - 25 febbraio 1923

Studi tedeschi sulla Sardegna Àttendevo il lunedì con ansiosa impazienza; era per 1ne un settimanale ritorno alla mia terra, un dolce approdare alle sue spiaggie, un fantastico rientrare nella mia casa. Nessuno - credo - di quelli che seguivano il corso di dialettologia sarda tenuto dal Prof. Wagner a Berlino, nessuno avrà indovinato i1 particolare spirito della mia diligenza, il particolare ardore della mia aspettazione. Erano parecchi : giovani i più, qualcuno già molto innanzi negli anni, tutti silenziosi, composti attendevamo che la seconàa scampanellata annunziasse la fine del quarto d'ora accademico e che la lezione iiber das Sardische incominciasse: io guardavo la neve o il nevischio che mulinava attorno alla mole scura del Castello e appesantiva, più in fondo, il cupolino dell' Edwigekirchc; nell' Unter den Linden la ressa delle automobili e delle carrozze davanti al Teatro dell'Opera ; attorno e su tutto la sterminata e implacabile cupezza del cielo .... Ma di là, di là dal visibile orizzonte la Sardegna, tanto vasta e pur meno popolosa di quell'enorme e chiuso formicaio umano. La Sardegna f Nessuno, forse, di quei colleghi ci pensava; nessuno, certo, poteva vederla così com' è ; nessuno sapeva la sua storia; le sue disgrazie, la sua miseria, il suo fascino. Talvolta, vedere quei giovani intenti a fermare col lapis una parola, una data, una immagine mi faceva quasi stizza : n1i pareva un tentativo vano, uno sforzo vuoto d'anima e d'amore, un voler sapere senza apprendere, un voler vedere attraverso i bagliori di un riverbero. E pure la loro diligenza, il loro curioso e appassionato accostarsi alle parole che echeggiavano la storia e la vita della mia Sardegna mi avevano a poco a poco persuaso a meno sommarie considerazioni, e intenerito e commosso. * * * Quale bizzarria mai non sarà sembrato agli universitari tedeschi il voler fare un corso di lezioni sul sardo ? E quale interesse potevano avere a frequentarlo ? Sono domande che molti amici mi hanno fatto e per rispondere ad esse dovrei qui incastonare una serie d'osservazioni cµe mi porterebbero lontano e che d'altronde non riuscirebbero originali d9po quanto s' è detto e scritto sulle tendenze culturati e critiche dello spirito tedesco e di quello degli universitari in ispecie. Basti qui dire che argomento di grande meraviglia per essi e di profonda umiliazione per me è stato il dover riconoscere che istituire un corso regolare di dialettologia sarda .in qualche università italiana sarebbe, sì, non dico inosabile e folle, ma certo strano, bizzarro, un po' troppo fuor del comune.... Ma, senza questo, per intendere con quale serietà il corso sia stato svolto e quale atmosfera di interesse e di simpatia abbia suscitato, basterebbe conoscere Max Leopoldo Wagner, straordinario di filologia neo-romanza nell'Università di Berlino e grande amico della Sardegna. Anzi. ... Non voglio fare insinuazioni, ma non posso nemmeno tacere che la prima impressione ....cioè quella che resta - è stata che il Wagne1/fosse, in Biblioteca Gino B.■ anco

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