la critica politica - anno III - n. 2 - 25 febbraio 1923

86 LA CRITICA POLITICA del contadino : una condizione necessaria per avere una buona coltura agricola è che il contadino ami la sua terra e il suo lavoro. Alla presenza di questo sentimento si attribuisce comunemente la prosperità della piccola proprietà rurale in Francia: una delle ragioni del perdurare della mezzadria deve ricercarsi senza dubbio nel bisogno, vivamente sentito dai proprietari, -che fra la terra e chi la coltiva esista· questo vincolo. Nell'industria questo non è stato sempre riconosciuto. Quando l'operaio era un ribelle alle esigenze della fabbrica, doveva sembrare impossibile che si affezionasse a questa; quando la n1acchina compiva il lavoro e minima sembrava la partecipazione dell'operaio alla produzione, non si credeva che potesse influire sulla qualità e sulla quantità del prodotto l'interessamento dell'operaio alla produzione. Il problema della moralità professionale negli operai non poteva presentarsi, finchè perduravano queste condizioni. L'eliminazione dell'operaio dalla fabbrica appariva un ideale raggiungibile per le grandi speranze StJSCitate dalle pri1ne invenzioni meccaniche, e se ne sentiva il bisogno per la ostilità dell'operaio alla vita della fabbrica. Nella ricerca di 1ninori costi di produzioni si mirava principalmente a nuovi perfezionamenti della macchina. La pratica si incaricò di dimostrare che l'ideale dell'eliminazione del1 l'operaio dalla fabbrica era nient'altro che un sogno assurdo; l'ostilità degli operai al regime della fabbrica era transitoria; un'economia nei costi di produzione poteva ottenersi utilizzando n1eglio il macchinario esistente con la intensificazione del lavoro. Le leggi sociali, limitando l'orario della giornata di lavoro e regolando l' impiego dei fanciulli e delle donne, stimolarono gli industriali a mettersi su questa via. Per utilizzare meglio il n1acchinario e per intensificare il lavoro, erano necessari operai più intelligenti: era necessaria una più attiva partecipazione degli operai al processo produttivo: questa così non apparve più minima e quasi trascurabile. Bisognava stimolare l'operaio a dare tutta la energia, tutta l'attività di cui era capace; bisognava trovare i mezzi di assicurarsi la sua cooperazione continua e attiva per potere realizzare una econon1ia nei costi. Questa cooperazione non era possibile ottenerla finchè l'operaio considerava il lavoro come una fatica ingrata quantunque necessaria, e finchè vedeva nella fabbrica un luogo di pen~: l'operaio doveva affezionarsi al lavoro, al me~tiere. . Nelle industrie metallurgiche la partecipazione delPoperaio al processo produttivo è continua; l'operaio deve interessarsi alla produzione per spiegare tutta la sua intelligenza, per dare a essa il contributo del suo spirito d'iniziativa. Una disavvertenza, i.tna trascuratezza può recare danni gravissitni ali' industriale in alcuni casi, e in ogni modo le piccole disavvertenze, la mancanza di buona volontà nell'esecuzione del lavoro influiscono notevolmente sulla produzione diminuendola e deteriorandola. Le mutate condizioni del lavoro nella fabbrica portano a un ideale ben diverso -da quello dell'eliminazione dell'operaio dal processo di p~oduzione. Il macchinario non appare più nè il dominatore dell'operaio nè il\ mezzo di sostituirlo: è uno strumento, un organisn10 impersonale, che l'operaio anima. BibliotecaGino . . 1anco J

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