la critica politica - anno III - n. 2 - 25 febbraio 1923

LA DISCIPLINA OPERAIA NELLA FABBRICA 85 preferiscono continuare a far lavorare gli operai nelle stagioni morte con scarso .profitto: se gli operai rimanessero disoccupati, non solo i migliori se ne andrebbero a cercare altrove lavoro, ma tutti alla ripresa dei lavori ritornerebbero ad adattarsi con difficoltà al regime della fabbrica. I turni di disoccupazione voluti dagli operai compiono, in una certa misura, la stessa funzione in alcuni casi. ' Una causa abbastanza frequente di scioperi e di agitazioni per parte delle operaie che -lavorano nelle fabbriche tessili dell'alta Italia era sino a poc_hi anni fa questa della disciplina: le operaie reclamavano l'allontana-- mento di capi reparto e di capi operai, che si mostravano troppo rigidi nell'applicazione delle norme disciplinari. Spesso le domande erano accolte dagli industriali. Almeno in linea generale non basta spiegare il fatto con la cattiveria del capo preso di mira: le operaie hanno subito i suoi modi e il suo coma~do per molto tempo, senza protestare: perchè ad un tratto si accorgono che quel comando le ferisce ? Occorre, piuttosto che alla cattiveria, riferirsi a questo passaggio graduale da un regime di disciplina esterna a un regime di disciplina_ interna: le operaie si sono venute adattando ai bisogni della fabbrica ; lo zelo, che era priina indispensabile nel sorvegliante diviene inopportuno e offensivo per le operaie, le quali si sentono capaci di fare spontaneamente quello che il sorvegliante vuole ancora imporre ad esse. · Un'altra richiesta frequente negli scioperi è che i proventi delle multe per infrazioni disciplinari non vadano a beneficio dell'imprenditore come una diminuzione di salario, 1na siano devolute a speciali casse a vantaggio degli operai dello stabilimento. La domanda viene generalmente sostenu~a col dire che, quando l'industriale ritiene per sè le multe, può con questo mezzo giungere a una effettiva diminuzione dei salari degli operai. Ma forse anche que~ta domanda - generalmente accolta dagli industriali - si basa più che sul pericolo di abuso sul sentimento, non se1npre chiaro, che le violazioni delle norme disciplinari costituiscano, più che un'offesa ai diritti dell'industriale, un'offesa a quelli degli altri operai. Si può cioè ricollegare a questo passaggio da un regime di disciplina esclusivamente esterna ad un regime di disciplina interna. · La devoluzione dei proventi delle multe a speciali casse operaie è pratica ormai comune nelle fabbriche : queste casse sono spesso amministrate direttamente dagli operai, senza che l'industriale vi abbia alcuna ingerenza, e alle volte gl' indus·triali (per. es. a Torino gli automobilisti) ammettono che siano amministrate dalle organizzazioni sindacali degli operai. Quando avvenga questo, il sentimento di una disciplina interna ne è rafforzato. Superate le prime e gravi difficoltà dell'adattamento, una disciplina puratnente esterna si dimostra insufficiente ad assicurare il regolare andamento della fabbrica. Quanto più questa si1 faccia complessa, quanto più la macchina richieda all'operaio un'attività intelligente e un certo grado d'iniziativa, tanto maggiore è la sua insufficienza; tanto più urgente si· presenta la necessità di un passaggio da un sistema di coazioni esterne a un sistema di disciplina interna~ Quelli che si sono occupati d'agricoltura hanno osservata sempre la grande importanza che ha, per la produzione, il punto d'onore professionale iblioteca Gino Bianco

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