la critica politica - anno III - n. 2 - 25 febbraio 1923

84 LA CRITICA POLITICA dati perduti, perchè per il suo carattere troppo dolce non aveva saputo imporre la sua volontà agli operai, e si era trovato costretto a chiudere la fabbrica. Il gran merito di Arkwright non consiste, secondo Ure, nelle sue invenzioni meccaniche, ma nell'aver saputo esercitare tutta la sua energia per sottomettere gli operai al nuovo genere di lavoro. Seppe lottare contro questa difficoltà, e per la lotta occorrevano < l'energia e l'ambizione di un Napoleone>; la sua impresa era < degna di Ercole>. (Marx non senza ragione chiama Ure il Pindaro della fabbrica). Anche quando era trascorso quasi mezzo secolo dalle prime applicazioni della macchina, gli operai adulti non sapevano adattarsi alle nuove condizioni, non rinunciavano alle loro irregolari abitudini di lavoro, ed abbandonavano la fabbrica poco dopo esservi entrati. Era così necessario ricorrere ai ragazzi più docili e più pieghevoli e agli operai meno intelligenti, che dovevano sottomettersi a quel regin1e, non riuscendo a trovare altrove un mez.zo di vita. Per questo si dava tanta importanza alla despecializzazione del lavoto, e si manifestava da parte degl' industriali un certo sprezzo per . , gli operai che avessero fatto un lungo apprendissaggio. La stessa difficoltà, con la quale ebbero a lottare gl' industriali inglesi, si ripresenta nei paesi in cui l' industria si trova ai suoi inizi. Lo Schulze ci dice che anche attualmente nel]' India gli operai delle filature di cotone compiono un lavoro irregolarissimo, e che nella Germania del sud gli operai attirati dagl' industriali degli stabilimenti tessili non vi rimangono a lungo, preferendo tornare al lavoro dei campi o dedicarsi al servizio domestico. Gli operai passano per la fabbrica, ma non vi riniangono : questo il lamento di molti industriali del cotone nella Germania del Sud. Per il progresso del1' industria è necessario che ciò non avvenga. Il formarsi in una popolazione operaia di tradizioni di disciplina e di abitudini alla vita della fabbrica ha grande importanza per lo sviluppo industriale di un paese. Quando gli operai passano per la fabbrica e non vi rimangono, diviene permanente il bisogno di piegare l'operaio alla regolarità del lavoro, e non si verifica una specie di eredità apparente di abitudini professionali e di procedimenti tecnici che servono ad accelerare la produzione. La superiorità della industria inglese su quelle del continente è messa generalmente in relazione con questo fatto: là nella classe operaia queste tradizioni si sono formate. Nel primo periodo la disciplina degli operai è essenzialmente coatta: si ottiene difficilmente, benchè vi sia u'na forza che la in:pone. La forza che mantiene questa disciplina è nei regolamenti di fabbrica, nei capi operai, nei sorveglianti e direttori: deriva in una parola dell'imprenditore. L' adatta1nento così difficoltoso agli inizi a poco a poco si compie: i ragazzi cresciuti_ nella fabbrica si abituano a quella disciplina, la subiscono senza ribellioni, divengono capaci di adattarsi spontaneamente a quelle che sono esigenze iinperiose della fabbrica. La disciplina può così gradualmente trasformarsi da esterna in interna: quello che priina si verificava solo come effetto di una volontà estranea e superiore alla volontà degli operai, si verifica a grado a grado spontaneamente, come effetto delle abitud·ni e della volontà degli operai stessi. Mantenere queste abitudini di lavoro e di disciplina negli operai è una necessità per gl' industriali. Per questo molte volte BibliotecaGino c·'3nco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==