la critica politica - anno III - n. 2 - 25 febbraio 1923

. ' 76 LA CRITICA POLITICA Tra l' inettitudine degli uomini e lo spirito fazioso, regionalistico del popolo, avverso ali' unità, erano cadute le illusioni sulla possibilità di una rivoluzione federale italiana. La Costituente Romana di Mazzini s'era perduta nelle lotte intestine, quella toscana del Guerrazzi in breve tra1nontava senza gloria e la Repubblica di Venezia era costretta a capitolare. Anche il neoguelfismo di Gioberti si dileguò colle paure e le incertezze di Pio IX. · Il Paese non risponde ai tentativi dei rivoluzionari perchè il Paese non è unitario, e gli stessi rivoluzionari non sono che un piccolo nucleo diviso da rancori e da dissidi ed incapaci di effettuare un' azione concordè. L' unità se si vuole realizzarla, occorre imporla al Paese, restìo ed antiunitario, ed alle ·frazioni rivoluzionarie in lotta tra loro. Le tendenze rivoluzionarie risorgono dopo la vittoria dell' impresa dei Mille. Compiuta l'occupazione, a Napoli Garibaldi si trova innanzi al problema del.., . l'ordinamento delle nuove regioni. Cattaneo ed alcuni amici -chiedono per la Sicilia e per il Napolitano la elezione di parlamenti speciali che conservino le autonomie locali e trattino col Governo di Torino i patti della unione nazionale, ma cavourriani e 1nazziniani si oppongono e Garibaldi cede agli unitari. In Garibaldi, come in Mazzini, co1ne nella maggior parte dei rivoluzionari italiani, la passione per l' unità dominava sull' a1nore alle dottrine politiche ; l' unità italiana era la n1assima loro aspirazione, era la loro fede centrale, e quando sentirono che se non si fossero piegati alla Monarchia piemontese, non l' avrebbero realizzata, non esitarono ad accettare l' amara realtà della situazione italiana. Sognavano l'unità compiuta da una rivoluzione popolare e dovettero piegarsi a vederla realizzata dall' occupazione regia! Se Garibaldi a Napoli avesse seguito il consiglio di Cattaneo, l'unità delle due Sicilie al Regno d' Italia non si sarebbe compiuta, perchè fu l'occupazione regia, seguita alla facile passeggiata garibaldina, che consolidò ed effettivamente compì l'annessione, reprimendo per n1oltissimi anni grandi tentativi insurrezion_ali. · Dato che l' unità fu imposta al Paese restìo, alle masse popoJari avverse e che fallirono i tentativi rivoluzionari per inquadrare il problema dell'unità in quello dell'organiz:Zazione di un nuovo Stato, basato _su nuove libertà p·olitiche e sociali, non si può parlare di rivoluzione italiana. Il moto unitario italiano fu e resta l'espansione della Monarchia piemontese, che si servì delle correnti rivoluzionarie a cui si sovrappose, assorbe~dole, quando, compiuta l'unità, si trattò di risolvere il proble1nadell'organizzazione del nuovo Stato e della sua struttura politica e sociale. Per i rivoluzionari, anche per quelli che come Mazzini e Garibaldi Biblioteca Gino Bianco - .

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