la critica politica - anno III - n. 2 - 25 febbraio 1923

IL PROBLEMA DELL1 UNITÀ SINDACALE 69 a cui si presta la parola; perchè, se per " nazionale ,, non s' intende " nazionalità ,, e per " nazione ,, lo Stato che la governa, la parola può assumere i significati più diversi e contradditori e diventa per ciò praticamente senza significato alcuno. Infatti la espressione cos} vaga e imprecisa del < riconoscimento del principio nazionale> potrebbe essere accettata da qualsia_si delle varie scuole o frazioni cosidette sovversive, in quanto ognuna può interpretarla a seconda del suo programma particolare. N è v'è tesi politico-sociale, per quanto estrema sia, che non possa inquadrarsi in una sua "realtà nazionale,, ed essere sostenuta dal punto di vista degli " interessi della nazione ,,. Un comunista od un socialista, un anarchico od un repubblicano, potrebbe sempre sostenere che il programma del suo partito risponderebbe meglio d'ogni altro agli interessi della propria nazione. Ciascuna tesi sarebbe discutibile, senza dubbio, ma non rigettabile a priori. Tutti perciò potrebbero accettare per i motivi più opposti e con gli intendimenti pratici più diversi la stessa formula. La quale per questo ap- - punto diverrebbe superflua e cagion d'equivoco. Oggi poi sarebbe poco dignitosa, poichè, date le circostanze ambientali, potrebbe a ragione essere sospettata d'opportunismo, mancandole il primo e più indispensabile requisito: quello della spontaneità, della sincerità indiscussa e dell'accettazione volontaria. Se poi si volesse precisare, uscendo dall' indeterminato, e si volesse fissare come pregiudiziale per l'organizzazione di classe una qualsiasi delle diverse interpretazioni che i partiti danno o posson dare dell'interesse nazionale, allora l'organizzazione si muterebbe per questo solo fatto in partito politico e si asservirebbe di fatto al partito politico di cui accettasse le idee " nazionali ,.. L' unità sindacale non esisterebbe più. Non voglio qui esaminare il caso d'una organizzazione operaia strumento di governo o che faccia sue le tendenze politich·e d'un partito nazionalista. È ovvio ch'essa escluderebbe automaticamente tutti i lavoratori avversari di quel governo o di que~ partito. Ma poichè in questi ultimi tempi è stato proposto un progetto di unità sindacale sulle basi della nota < Carta del Carnaro » di Gabriele D'Annunzio, bisogna dire che, malgrado le dichiarazioni in contrario, si ricadrebbe con ciò nello stesso difetto della subordinazione dei sindacati, ad un partito: cosa tanto lamentata dagli stessi proponenti. La < Carta del Carnaro > è il programma politico-sociale dei gruppi dannunziani, i quali formano già un aggregato politico, anche se non ne prendono il nome. Certo si t~atta d'un programma simpatico ; ed io preferirei la sua attuazione repubblicana, umana, ispiratfi a libertà e favorevole alla classe operaia, in luogo della realtà attuale monarchico-capitalistica, come del resto preferirei sempre un regime democratico ad uno dittator~ale, un regime operaio ad uno plutocratico, ecc. Ma se dovessi io scegliere secondo "ilmio criterio un programma politico-sociale, sceglierei. ... quello del mio partito, più umile e modesto nella forma letteraria, oggi bandito e costr~tto al silenzio, ma rispondente alle mie convinzioni, aspirazioni e sen .. timenti. ... · I program1ni di partito, adunque, bisogna escluderli tutti ed evitare ogni pregiudiziale di carattere politico o dottrinario. Mentre ciò consentirà tutta e Bi· lioteca Gino Bianco

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