68 . LA CRITICA POLITICA tiscano la neutralità dell'organizzazione sia contro le sorprese o gl' intrighi delle minoranze, sia contro i voti stessi delle maggioranze. Basterà aver presente il principio che n~lle collettività libere e più progredite anche il diritto di chi è solo dev'essere difeso; che cioè ogni società è ben costituita sol quando garantisce, anche contro la sua stessa maggioranza, la dignità e la· libertà del minor numero e dell'individuo. Tale sentimento di libertà, purtroppo, è venuto spesso a mancare in passato, nelle organizzazioni di mestiere, senza distinzione di colore. Fra l'altro il sistema d'imporre a tutti i lavoratori di aderire alla lega o sind.a- · cato con mezzi coercitivi e sotto pena di restare senza lavoro e senza pane, è stato uno dei più gravi errori, che ha costituito una delle cause dell'attuale marasma sindacale. La triste abitudine dell'organizzazione per forza non è stata l'ultima delle cause, per cui le forme più odiose di coercizione sugli operai da parte delle organizzazioni reazionarie non han trovato alcuna sufficiente o apprezzabile resistenza sia pure passiva. L1organizzazione operaia deve ritornare libera, cioè volontaria, composta di aderenti che si associano senza esservi costretti, così com'era in origine. * * * Dicevo più sopra che i sindacati debbono essere indipendenti anche di fronte alle varie scuole ideologiche. Volevo dire che l'organizzazione non · deve sovrapporsi alcuna etichetta teorica o dottrinaria, non deve adottare ufficialmente alcuna concezione ideologica. Ricordo, fin da prima della guerra, con1e in certe federazioni di mestiere si discuteva sull'accettazione o meno della teoria della " lotta di classe n· Erano discussioni praticamente superflue e dal punto di vista sindacale fuori posto, perchè il fatto concreto della lotta di classe (o meglio delle lotte fra le classi) non è punto influenzato dalla spiegazione storica e dottrinaria che da Marx in poi ha preso il nome di teoria della lotta di classe. Si può fare la lotta di classe, lottare cioè come proletari contro il monopolio e lo sfruttamento capitalistico, senza per ciò essere persuasi che questa lotta sia l'unica molla della storia e la determinante di tutti i movimenti politici e sociali, come pretendono i marxisti. Non voglio affatto dire che l'urganizzazione debba essere " contro" la lotta di classe e tanto n1eno divenire uno strumento collaborazionista. Al contrario l'organizzazione di classe, creata dai lavoratori per migliorare col loro sforzo diretto le proprie condizioni economiche, avendo per mira la liberazione da ogni forma di servitù, non potrà essere che una organizzazione di lotta. La quale lotta sarà piil o meno attiva, rivoluzionaria o rifonnista, intransigente o accomodante, non a second'a della dottrina speciale che avrà artificiosamente adottata, bensì a seconda dell'influenza che vi eserciteranno liberamente - vale a dire senza dipendere dall'organizzazione e senza asservirsela - le minoranze idealistiche, i nuclei di lavoratori elevatisi dalla comprensione degli interessi particolari a quella degli interessi generali, dal desiderio del benessere materiale a quello dei proprio miglioramento morale. Considerazioni di diversa specie, ma giungenti alla stessa conclusione, si posson fare sulla pretesa accampata di recente da altri di dare un carattere "nazionale " all'organizzazione operaia. Qui poi v'è in più l'equivoco BibliotecaGino Bianco
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