66 'LA CRITICA POLITICA razione. In realtà, infatti, lo scindersi degli anarchici, dei sindacalisti e dei repubblicani - salvo poche eccezioni - dalla Confederazione non solo non ha rimediato al male, ma anzi ha· favorito l' ege1nonia del partito socialista sulla maggioranza del proletariato; e da tendenziale e subdola, e per ciò ostacolabile, qual'era prima, l'ha fatta diventare vero e proprio asservimento politico. Senza la scissione delle forze sindacaliste da un lato e delle repubblicane· dall'altro, non sarebbe stato possibile il patto di privilegio tra Confederazione e Partito Socialista. D'altra parte era inevitabile che quelli che s'eran sepa- , rati, a loro volta, cadessero nello stèsso difetto: involontariamente ed anzi protestando il contrario i sindacalisti della Unione Sindacale Italiana; volontariamente i repubblicani con la formazione delle loro Camere del Lavoro di partito in Romagna, che dovevano più tardi dare il colore predominante alla Unione Italiana del Lavoro. L'opposizione dal di fuori, assai meno efficace di quella che si sarebbe potuta esercitare dal di dentro, non impedl alla Confederazione di diventare mastodontica. Il colosso aveva, come s'è visto, le basi di argilla; e le critiche dall'esterno si son viste dar ragione dai fatti. Ma a che pro' se questi fatti purtroppo han danneggiato praticamente, se non n1oralmente, tutte le organizzazioni sindacali, anche le più ostili alla Confederazione, ma agenti sullo stesso terreno di classe? * * * Testè da varie parti sorgevano ad invocare l'unità, riconoscendo gli errori passati, parecchi di coloro che più contribuirono in passato a rendere impossibile o a spezzare questa adesso tanto desiderata unità proletaria. Ahimè, essi han l'aria tra lo sgomento e l'indeciso di quel bifolco che chiudeva la stalla dopo che i buoi erano scappati. ... Non importa, se l'intenzione appare buona, anche se non traducibile pel mon1ento in fatti concreti. Ma a me sembra che certi progetti minaccino di ricadere, malgrado la buona volontà delle persone proponenti, in parecchi degli errori passati, appena appena mascherati con un nome diverso. Sopratutto mi sembra vedervi la subordinazione del movin1ento proletario a pregiudiziali politiche d'indirizzo e di n1etodo già prestabilito· - il che co,npromette a priori la causa dell'unità e comincia col violare la autono1nia del movimento proletario, che dovrebbe esso stesso decidere in sede competente le vie da seguire. Non voglio con ciò sostenere l'assurdo della completa astensione della organizzazione sindacale dalla politica . .In certo senso anche l'attività sindacale è una attività politica; e t.ra l'attività politica e l'attività economica non è possibile una separazione assoluta. Questo è vero; ma .... es{ ,nodus in rebas. Se le unioni operaie si levano a difesa della libertà di pensiero, di parola, d'organizzazione e di stan1pa; se esse si agitano a favore dei compagni perseguitati, ecc. compiono indubbiamente atto politico, diverso da quello economico della difesa dei salari, della conquista di migliori condizioni di lavoro e via di seguito. Ma è'dessa una" politica" che non esorbita dalle funzioni naturali dell'organizzazione operaia, ed è anzi necessaria alla vita di questa. Ma se per " politica" s'intende in senso più ristretto la politica di parBiblioteca Gino Bianco
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