la critica politica - anno III - n. 2 - 25 febbraio 1923

... • Il problema dell'unità sindac·ale Parlare ogl(i di un problema dell'unità del ntovintento operaio può seni• brare un perdite,npo. Delle vecchie organizzazioni operaie più nulla quasi riniane e a quel che ne resta nianca ogni possibilità di azione. Le corporazioni sindacali fasciste che le hanno, quasi dovunque, sostituite, oltre che un capovolgintento di posizioni, rappresentano un'altra cosa sttl cui svolginiento avvenire non è consentita nessuna fondata previsione. Può darsi che esse- finiscano coll'ereditare delle organizzazioni dissolte i metodi e i problenii. Ad ogni ,nodo poichè sian,,o convinti che i proble1ni del nioviniento operaio si ripresenteranno, pensiamo anche sia utile fin d'ora, per gli orientamenti e le soluzioni avvenire, trarre ammaestramento dalle esperienze passate e presenti., Un utile contributo in tal senso è dato dallo scritto che qui pubblichianzo. Non tutto il tenta è esaurito, nè le considerazioni dell'autore ci trovano sempre consenzienti. V'è un lato del problénta, secondo noi ben più sostanziale, che in questo scritto è toccato appena : quello del conipitv sociale dell'organizzazione, sistema e metodo dell'azione sindacale. l'i proponianto di occuparcene noi, prossimaniente. Avvertianio, intanto, che considerazioni ntolto interessanti sul passato possono trovarsi nei saggi critici del Salve,nini, raccolti recentemente in volume dall'Editore Cappelli di Bologna. :È inutile diffondersi troppo a dimostrare quanto l'unità sindacale sarebbe necéssaria al proletariato. La dimostrazione più evidente n'è il blocco che contro di lui s'è formato da parte di tutti i datori di lavoro. Ed altresl inutile, oltre che malinconico, sarebbe il mostrare quanto l'assenza dell'unità sindacale abbia influito, nel determinare l'attuale stato di cose, oltre ogni dire critico per la classe operaia e per la causa della libertà. Se andiamo ad esaminare le responsabilità della disunione operaia - disunione ·quasi più negli spiriti che nelle forme esteriori - troviamo che essa spetta un po' a tutti: più di tutti, naturalmente, ai partiti ed organizzazioni numericamente più forti, ma per la loro buona parte anche agli altri. Se è vero che, per lo 1neno dal 1904 in poi, le scissioni nel campo operaio furono determinate dallo spirito invadente, monopolistico, accaparratore, ed accentratore del partito socialista, con la sua pretesa d' essere esso il solo partito rappresentante degli operai e di avere perciò il maggior diritto di spadroneggiare nel 1novimento sindacale, e col ~uo subordinare al fatto materiale d'esser maggioranza numerica ogni superiore criteriç> di giustizia, ..:_ è anche vero che una responsabilità non indifferente spetta agli altri partiti che parvero quasi felici dell'esempio dato dai socialisti, delle necessità o dei pretesti di scissione creati da questi. Fin dal 1907, in alcuni articoli a proposito d' un convegno a Parma in cui s'era alzata la bandiera secessionista contro la Confederazione del.Lavoro, io ebbi occasione di esporre questo mio pensiero : che fosse grave errore seguire i socialisti sulla loro via, abbandonando la casa comune per ripetere, fatta casa a parte, molti dei medesimi errori per cui era stata fatta la sepa- '\ BibliotecaGino Bianco I

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