la critica politica - anno III - n. 1 - 25 gennaio 1923

40 LA CRITICA POLITICA nuovo assetto sociale e le energie necessarie per crearlo ; sono scuole in cui si sviluppano nuove capacità creatrici ed amministratrici di patrimoni collettivi. Le attività ~ le volontà che esse sprigionano al servizio della località sono coordinate dalla loro Federazione al servizio della propria Regione e spesso anche di altre poichè si accettano lavori anche fuori della propria località. I soci non sarebbero disposti individualmente a lasciare i loro focolari; collettivamente costituiscono una impresa con dignità propria e con speciali capacità produttrici, individualmente sarebbero operai randagi alla mercè di incettatori di lavoro. Collettivamente sono capaci - come lo dimostra la fa1nosa bonifica ostiense - di opere che rimangano quali pietre miliari a segnare le tappe del Lavoro verso una nuova civiltà. Tocca esclusivamente allo Stato di sfruttare e coordinare queste loro attitudini e capacità al servizio diretto e continuo del Paese. L'INTERESSAMENTO DEGLI STRANIERI Economisti e tecnici di tutti i paesi del mondo vengono a studiare le nostre cooperative e sono unanimi nel riconoscerle quali forze propulsive di progresso sociale ed economico; sono impressionati di trovar, d'altra . parte, gente che osa distruggerle. Recentemente il Governo inglese ha inviato in Italia un suo perito a visitare le varie forme di cooperazione - specialmente quelle agricole - dal punto di vista de11a colonizzazione e del < ritorno alla terra>. Non è per riempire uno dei soliti Bollettini Ufficiali d' Informazioni che si compie questa indagine: il suo motivo profondo sta nella crisi che investe tutta l'economia inglese, e che è transitoria nel senso di un possibile r_itorno al passato. L'industrialismo, su cui l'economia inglese si fondava fin' ora, è colpito a morte. L' Inghilterra ha perso buona parte dei suoi mercati, per la principale ragione che le sue Colonie e Domini e gli altri paesi, verso cui fin'ora · esportava i suoi prodotti industriali, hanno creato industrie potenti e tendono non solo a bastare a sè stessi, ma anche ad esportare; inoltre, presentemente, anch'essi devono combattere la disoccupazione. Per queste ragioni la ripresa industriale a scala prebellica in Inghilterra è itnpossibile e l'enorme sua popolazione industriale è virtualmente minacciata di fame. L'agricoltura invece potrebbe ancora assorbire capitali e mano d'opera. Bisogna dunque ritornare all'agricoltura; intensificarla in Inghilterra e nelle Colonie; ma la situazione si aggrava ancora dal fatto che le Colonie e Domini non vogliono saper di emigranti operai industriali: questi non farebbero altro che accrescere la già grande disoccupazione, poichè non possono dare nessuna garanzia di capacità colonizzatrici. Come sfollare dunque le industrie e gli enormi centri industriali? Come cambiare il mestiere a centinaia di migliaia di operai industriali ? Come trapiantarli dalla città in campagn~, dalla Metropoli nelle Colonie? Forse nessun paese si trovò mai di fronte a così gigantesco problema. Lo sforzo di organizzare la Nazione per la guerra svanisce in confronto allo sforzo che si dovrà compiere per organizzare la Pace. Occorrerà a ciò l'immaginazione e l'opera dei migliori statisti. BibliotecaGino Bianco

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