la critica politica - anno III - n. 1 - 25 gennaio 1923

,. 38 LA CRITICA POLITICA zionali ma solo quando promettevano di recare profitti diretti ed individuali e non quando esigevano sacrifici immediati e diretti. Nell'assemblea operaia colui che avesse discusso dei suoi profitti ed avesse preteso - legittimamente - che gli fossero pagati, avrebbe raccolto il disprezzo dei proprii compagni. Un'assemblea di capitalisti trova invece naturale che ognuno si preoccupi degli utili da distribuire! Molti altri insegnamenti utili si potrebbe trarre da questo confronto .... IL CARATTERE PUBBLICO DELLA .COOPERAZIONE Si potrebbe obbiettare che le cooperative servono solo indirettamente la collettività, che elevano solo un gruppo ristretto di gente e non beneficano direttamente le località in cui esplicano le loro attività e nemmeno lo Stato. Tale obbiezione non regge,. perchè le cooperative coli' insieme delle loro iniziative dominano spesso tutta la economia locale e col loro senso di dovere sociale influiscono potentemente sul tono morale di tutta la popolazione e disciplinano le attività e persino di coloro che sono del tutto ali' infuori della loro sfera d'azione; si può, per ciò, sicuramente ritenere che ove esiste un nucleo di iniziative cooperativistiche gli interessi generali vengono presi in maggior considerazione. Tale influenza si esercita in vari modi. Per esempio molti coltivatori privati hanno dovuto migliorare i loro fondi e metodi di coltivazione sotto la spinta della cooperazione; la cooperazione perfeziona professionalmente i lavoratori e cosl giova anche al proprietario privato, anche quando può affermarsi - come si afferma qualche volta - in forn1a di richiamo energico al proprietario sul suo dovere di far lavorare più e meglio la terra. L'aumentata coscienza professionale dei lavoratori è fattore propulsivo di progresso economico e quando ha anche una base di resistenza - quale è la cooperazione - può combattere efficacemente i misoneismi. Spesso le ~ooperative resero possibile agli industriali e proprietari della terra la introduzione di nuove colture, che i lavorarori presi singolt:1rmente non volevano nemmeno tentare. Questo è il caso della coltivazione di bietole per l'industria dello zucchero, che ha portato tanta ricchezza alla Regione. Senza la più leale collaborazione tecnica della Federazione delle Cooperative e delle sue cooperative affiliate coi periti dei zuccherifici non sarebbe stato possibile d'introdurre questa coltivazione su larga scala e di perfezionarla. Le cooperative hanno dovuto convincere gli operai del- )' utilità di coltivare le bietole ed hanno dovuto allenarli al nuovo lavoro. Ancor oggi alcune cooperative conducono campi sperimentali, in cui, secondo le istruzioni degli zuccherifici, si cerca di produrre delle bietole di maggior resa in zucchero. Tuttociò comporta maggior lavoro per i dirigenti ed i lavoratori, ma essi vi si prestano volontieri e certamente generalizze ... ranno i nuovi metodi di produzione appena che i risultati dei campi sperimentali daranno sicuro affidamento ·della loro superiorità. I privati produttori, invece, non si prestano- a questi esperimenti, mentre seguiranno certamente i risultati ottenuti dalle cooperative. ' Un simile caso si è verificato nell'industrializzazione della frutticoltura. BibliotecaGino·Bianco ' ,

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