la critica politica - anno III - n. 1 - 25 gennaio 1923

34 LA CRITICA POLITICA ====================================================== altri - Stato, Provincia, Comune e. privati - di fare altrettanto ove essi, per mancanza di mezzi e per causa di in1pedimenti legali non possono . arnvare. In questo loro spirito di attacco verso quelli che non facevano il loro dovere sociale co1ne datori di lavoro e proprietari di terre, molti vollero vedere una diretta ripercussione della rivoluzione russa. Tale frottola, data la generale omertà delle autorità costituite, serviva e serve co1ne pretesto e. giustificazione del1a violenta campagna di distruzione contro le istituzioni ·operaie. Indu.bbiamente, la rivoluzione russa ha accelerato il 111oto in Romagna, ma non l'ha provocato. Vecchi romagnoli si ricordano che dove oggi esistono fiorenti pl'aghe andavano essi da giovani in barche a caccia di uccelli acquatici, che dove oggi numerosa gente sana vive e lavora, la perniciosa falcidiava innumerevoli vittime; ed essi riconoscono lealmente che il mutamento si deve alle pressioni energiche del proletariato sulle autorità e sui privati o, spesso, alle iniziative dirette dei lavoratori organizzati in cooperativa. Tale lavoro di redenzione continua ancora: chè moJtesono ancora le terre da rifare ! Molta gente urlava allo scandalo per le recenti invasioni delle terre. "Ecco, - si diceva - la Russia Bolscevica paga le ciurme ed i ciurmàdori per rovinare l'Italia " ! Ma io mi ricordo d' un alba nebbiosa di molti anni fa, circa dodici anni. Ci recavamo in barroccino verso un paese lontano. Il sole sorgeva, disperdendo lentamente le nebbie. I braccianti e le loro donne, con zappe sulle spalle, filavano in bicicletta silenziosamente, precorrendoci. Ad un tratto, vinte le nebbie, il sole illuminò di luce calda l'immensa Valle Maggiore, priva di qualsiasi vegetazione, liscia come una vasca di pietra. lvi s' affacendava un vero formicaio di gente, e allo stesso tempo nel cielo una grossa aeronave si esercitava nella sua funzione distruttrice. Cosa fanno? Chi sono? Disoccupati, ir.vadono la terra! Infatti, questa terra era stata lasciata incolta dagli amministra tori inetti di qualche Comune, mentre avrebbe potuto dare lavoro e pane a molte famiglie di operai. Essi la chiedevano ripetutamente - colle buone - ma furono se1npre respinti. Finalmente si decisero ad occuparla. Ed il Municipio dovette cedere ed affittarla ad essi costituiti in cooperativa. Ho rivisto questa terra pochi mesi fa. Era irriconoscibile. Vi prosperano intensamente le più varie e difficili coltivazioni: bietole, foraggi, grano, pomidori, tabacco; ovunque macchine ed attrezzi ed una boaria ed u,11grande essicatoio di tabacco dove non esisteva nem1neno una capanna. Centinaia di famiglie vivono attualmente del lavoro che essa loro procura ed il Comune incassa una grossa somma annua per affitto. Mentre prima questa terra rappresentava una passività per il Co1nune e nulla rendeva alla comunità, ha ora un grande valore e contribuisce efficacemente alla prosperità comunale. Chi ci pensava in quei tempi alla Russia? L' in,vasione della terra è una caratteristica risposta dei lavoratori italiani ali' incoscienza di molte autorità e di molti proprietari, risposta spesso ripetuta e solo ipocritamente attribuita all'influenza russa. Cos} quando i lavoratori del Co1nune di Ravenna invasero - credo nel 1920 - la tenuta di Rasponi alle Porte di Ravenna, la gente "per bene,, gridava allo scandalo! A questi non itnpo~rtava che BibliotecaGino Bianco

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