la critica politica - anno III - n. 1 - 25 gennaio 1923

POLITICA DELLE ECONOMIE O POLITICA DELLE SPESE ? 25 . dall'altra è lo stesso che non far nulla o quasi.. Ora le economie finora realizzate o che si spera di realizzare sul bilancio in virtù dei provvedimenti adottati sono relativamente modeste, anche per l'entità degli stanziamenti presi particolarmente di mira. Potranno essere, sì e no, di duecento milioni. Risultati più cospicui si potranno ottenere sul bilancio delle Ferrovie : potranno essere cento, duecento, come - nell' ipotesi più favorevole - quattrocento milioni. Trattandosi di un azienda a tipo industriale i preventivi non servono, bisogna attendere i consuntivi. Per ora che l'azienda ferroviaria basti a se stessa è inutile solo pensarci. Ebbene : cosa è anche 1nezzo miliardo di economie realizzate di fronte alla maggiore spesa resa necessaria dai provvedimenti adottati per il riordinamento dell'esercito e della marina? Non c'è d~ sbagliare. Il riordinamento dell' esercito, quale è stato proposto dal Generale Diaz e approvato dal Consiglio dei Ministri, importa una maggiore spesa annua a carico del bilancio dello Stato non inferiore agli 800 milioni. I provvedimenti proposti dall'ammiraglio Thaon di Revel per il riordinamento della marina da guerra faranno salire di circa 200 milioni la spesa bilanciata per la marina. È un altro miliardo di spese militari che andranno ad aggiungersi, per gli esercizi futuri, a quelle previste complessivamente per l'esercizio 1922-23 nella somma di L. 2.487.641.000. Nè le maggiori spese militari potranno finir qui se si vorrà dare attuazione al vasto programma che il Governo si propone nell' aereonatica militare. Dove allora le econo1nie ? V'è dunque cosa più urgente, più necessaria per la nazione italiana, per la sua sicurezza, per il suo avvenire che non sia que1Io del risanamento finanziario? Sicurezza diciamo, per la quale non basta un' armatura pesante, ma occorre anche sufficiente robustezza fisica per sopportarla. Che se non vogliamo, on. Mussolini, rimanere inermi in un'Europa formidabilmente armata in cui gli appetiti del demone della guerra non sono affatto sopiti, vediamo anche di conciliare le esigenze militari con le esigenze del bilancio! Anche in quelle militari ci sono le spese utili e le spese inutili, quelle necessarie e quelle superflue, quelle che giovano ad accrescere la potenzialità dell'esercito e quelle che servono a disorganizzarlo. Che si provveda alle necessità dell'esercito sta bene, ma che si provveda a saziare gli appetiti della burocrazia militare, no. Bisogna comprimere questi per provvedere a quelli ! L'organizzazione dell'esercito quale il Generale Diaz ha proposto è una organizzazione che se serve alla moltiplicazione dei gradi, dei comandi, degli uffici, della burocrazia militare insom1na, non è detto affatto che serva egualmente alle esigenze della guerra. E lo dimostriamo. La Francia è oggi Io Stato meglio militarmente organizzato di Europa : il modello dell'organizzazione 1niiitare. Ebbene l' Italia supererà la Francia ! Per forza bilanciata, per abbondanza di materiale da difesa e da offesa, per efficienza? No, signori, non per questo, ma per unità, per comandi, per numero di ufficiali. Vogliamo vedere ? Ecco dunque : la Francia ha una forza bilanciata di 426.000 uomini; 1' Italia, secondo l'ordinamento proposto dal generale Diaz, dovrebbe averne una di 250.000 uomini: differenza in meno della metà quasi. Passiamo, invece, alle unità e ai comandi relativi : L'esercito Francese di 426.000 uomini è ordinato su 32 divisioni di 3 Reggimenti ciascuno ; l'esercito italiano con 250.000 uomini su 30 divisioni di 4 Reggimenti. La Francia disponendo cosi di una forza doppia ha 32 Comandi di Divisione e 72 Comandi di Reggimento; l'Italia avrà 30 comandi di Divisione con 120 coBiblioteca Gino Bianco ..

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