la critica politica - anno III - n. 1 - 25 gennaio 1923

, LA PROVA DECISIVA DELL'INDUSTRIA ITALIANA 23 Effettiva,nente se la maggi~r parte dell~ industrie italiane, tolta l' industria serica e la mineraria, sono sorte in virtù della protezione doganale, oggi le vittime del protezionismo esagerato, instaurato colla nuova tariffa doganale, non sono soltanto le colture agricole, a cui si sottrae il capitale e si restringe il mercato, ma più di esse sono sacrificate tutte quelle industrie, che dal rialzo artificiale dei costi vedono sernpre più di1ninuita la possibilità di aumentare od anche di mantenere i1nmutato il livello della loro produzione. Oggi in Italia vi sono grandi industrie co111e quella del cotone, che si trovano in condizioni da gareggiare vittoriosamente all'estero con le più antiche industrie straniere, e che han voluto seguitare ad essere protette più che altro per un omaggio alla tradizione o per assicurarsi contro la possibilità di un ritorno offensivo dei vecchi concorrenti. Ma il giorno in cui quest' industria f~sse del tutto liberata dai pesi che oggi le sono itnposti per tenere in vita per forza una assurda industria dei colori e le si permettesse di acquistare a migliori condizioni i suoi macchinari, essa non avrebbe alcuna ragione d'invocare il n1anteni1nento dei dazi protettivi. La stessa industria meccanica, che ha fatto durante la guerra progressi giganteschi tanto da sembrar destinata a diventare la 1nassi1na industria italiana, non presenta affatto quelle condizioni di inferiorità naturale che tanto si larnentano dai suoi rappresentanti, dato che il 1naggior pr~zzo a cui essa deve pagare il carbone è al111enoin parte compensato .dal minor costo dell'energia idroelettrica e della mano d'opera che in quell'industria ha la parte preponderante. Se dunque nelle gare per forniture ali' estero l' industria 1neccanica italiana si è trovata 1nolto al di sotto di tutti i concorrenti stranieri, è questo un avvertimento 1n0Jto esplicito che deve spingerla a rivolgere tutti i propri sforzi alla di1ninuzione dei costi, appunto perchè essa sente di essere destinata ad un avvenire brillante e perchè una tariffa proibitiva, che le assicurasse il libero sfruttamento del mercato nazionale, non la cotnpenserebbe affatto della perdita d'ogni speranza di vittoria sul mercato libero internazionale. Se inso1n111alo Stato farà chiara1nente co1nprcndere che si è iniziato, in questo co111e negli altri can1pi, un periodo di rigide econon1ie, se i fatto fisiocratica! Le nostre idee s_ull'avvenire dell' agricoltura e della ùulastria sono così poco eretiche che Vilfredo Pareto, non nascondendoci alcuni punti di dissenso con noi, in esse ci dichiara di specialn1ente consentire. E quanto a privilegi siamo in egual ,nodo contrari a tutti: dell'industria come dell'agricoltura. Conibattianio il protezionismo quando vaolfavorire partico7 lari produzioni agricole conze quando si volge a favorire certe fornie di attività industriale. Al protezionismo integrale non crediamo.· C~edia,no, invece, ferinamente nella libertà, in economia co,ne in politica. Liberisnio integrale, il nostro! LA DIREZIONE iblioteca Gino Bianco

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