La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 36 - 17 settembre 1908
uomo che potesse occupare tal posto: era aiutato da Madama Mario e dal Gavazzi, i quali provvedevano materassi e bian- cherie. L'aspetto che offriva il paese era veramente strano e pittore- sco. Tutte le strade, tutte le case, piene di garibaldini vestiti colle foggio più svariate: la maggior parte in borghese, ma tutti laceri ed infangati, altri con camicie rosse, altri cappelli calabresi adorni di penne. Chi era armato di lunghi fucili, chi di piccole carabine, chi di fucili da caccia, chi di daghe, di pistole, di pu- gnali. Era un vero esercito rivoluzionario. Le case erano per la mag- gior parte chiuse, altre piene di volontari. E di questi la massi- ma parte aveva chiesto onestamente l'ospitalità e pagava tutto, mentre alcuni — pochi in verità — usavano qualche prepotenza Corse anzi voce a questo proposito di gravi eccessi commessi da alcuni e si diceva poi che Garibaldi aveva dato ordine di farli fucilare. Il paese conteneva ancora avanzi delle barricate erette nei giorni di combattimento. Sulla piazza vi erano ancora -due can- noni ed una colubrina abbandonati dai papalini. Garibaldi li fece apprestare sui carri e per il loro servizio ordinò alcuni volontari che già avevano servito•nei cannonieri. Sul Palazzo Comunale — del Principe di Piombino, edificio molto grande, ma grossolano e pesante — era stata Issata la bandiera tricolore. Esso era stato l'ultimo rifugio dei papalini e serbava le tracce della lotta: le porte scassinate, le finestre rotte, tutti i mobili a soqquadro, tutti i libri sparsi. Là furono raccolti molti libretti di massa dei sol- dati pontifici : erano gli stessi loro dnti nell'esercito francese, perché il servizio attuale non era che una continuazione di quello passato: queste le arti di Buonaparte per mascherare viemeglio l'occupazione. Un fatto gravissimo che accresceva in quei giorni la generale confusione, era dato dalla deficenza di pane. Invano Garibaldi a- veva dato ordine ai fornai di lavorare giorno e notte: guado non bastava. I forni erano letteralmente assediati: quindici o venti uomini erano stati posti a guardia di ciascuno, ma a stento riu- scivano a trattenere la folla la quale spesso strappava via il pane allo stato di pasta. Era un vero furore. Intanto io, Petit-Bon e Febo avevamo preso alloggio presso una buona famiglia, che ci aveva accolto dapprima con sommo ter- rore, ma che poi, rassicuratasi a poco a poco, ci trattò con grande affabilità. Un giorno Tabacchi, che era ancora per noi il nostro capo, raccolse tutti i superstiti della nostra spedizione, che si tro-
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