La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 36 - 17 settembre 1908
20 condusse in un vicino casolare dove un buon vecchio ci ammoni immediatamente pane e latte che noi divorammo: quindi chie- demmo se c'era modo di avere una guida per il confine: avremmo pagato 60 lire, di cui 30 subito ed il resto all'arrivo. Dicemmo di esserci perduti e di voler giungere a Corese, evitando però ogni luogo abitato ed ogni incontro coi gendarmi e colle pattuglie che allora perlustravano continuamente ogni via. IL vecchio allora stette un po' a pensare, poi, chiamato un gio- vinotto, conferì con lui, e finalmente disse di accettare. Presi con noi alcuni viveri, pane !ormeggiò e salame, ci incam- minammo. Si camminò tutto il giorno tra fossati e boschi, lace- randoci i piedi tra i sassi dei torrenti e strappandoci i vestiti fra gli sterpi e le macchie. A notte-tarda facemmo alt e ci coricammo dietro una siepe per prendere un po' di riposo: siccome non potevamo fidarci comple- tamente della guida, così uno di noi, per turno, vegliava. 25 Ottobre. — Non era ancor sorto il sole che ci rimettemmo in cammino. Poco o nulla si era potuto riposare a causa del freddo da cui non potevamo difenderei, non avendo di che coprirai. La guida ci faceva passare sempre per i luoghi più impraticabili, at- traverso ai fossi dove spesso ci bagnavamo fino alle ginocchia, e fra le più fitte boscaglie: forse il pover' uomo aveva più paura di noi di essere preso. Io avevo i piedi già rotti in diversi punti e guai se mi fermavo, erano, dopo, dolori atroci. I miei compagni non erano in migliori condizioni. Spesso poi si soffriva assai di sete, essendo assai rare le sorgenti d'acqua potabile. Così attraversammo gran parte della Campagna Romana, pro- priamente detta, girando però dalla parte delle boscaglie che fronteggiano il confine napoletano. Spesso ci incontrammo in mandre di buoi e ci imbattemmo anche più volte in boari che, battezzandoci per liberali scampati da Roma, ci dimostravano ogni sorta di simpatia. Ma verso sera ci trovammo così stanchi ed affamati da non po- ter durare più oltre: ne avvertimmo la guida che ci disse di co- noscere alcuni pastori che stavano non molto lontani e che ci avrebbe condotto da essi. Infatti li trovammo tosto e chiedemmo loro ospitalità. lo ricorderò sempre con vera commozione il modo con cui fummo trattati da quest'ottima gente in cui il sentimento fraterno della carità è sentito come un dovere. Essi esercitano l'ospitalità come tutti i popoli primitivi. Questi pastori dell' Agro Romano vivono in uno stato semiselvaggio; vestono pelli che acconciano e acco- modano da sè stessi: le donne portano una camicia ed Una sot- tana con corpetto alla romana.
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