La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 35 - 10 settembre 1908

11 circospezione verso lo stabilimento merci e sul piano caricatore trovai il facchino di guardia che cominciò col guardarmi sospet- toso, quindi mi si avvicinò volgendomi addosso la lanterna e chie- dendomi chi fossi e perché mi trovavo colà. Gli risposi che ero caduto dal treno, che un'ora prima mi era passato dinnanzi di- retto a Firenze, e gli offrii dieci lire se mi avesse fatto uscire dalla stazione senza che nessuno mi vedesse. Intendesse egli o fingesse, fatto sta che accettò e, deposta la lanterna, mi fece uscire da una porticina appartata. Non sapendo ove andare a quell'ora e sentendomi stanco ed af- famato, entrai in un'osteria di umile apparenza, mangiai qualche cosa e mi misi a letto. Là entro non eccitai nessuna sorpresa: forse mi credettero un facchino o meglio un carbenaio. Mi ad- dormentai, sperando sognarmi il modo con cui, colla polizia alle calcagna, senza denaro e cogli abiti a brandelli, potessi cavarmi d'impiccio. Tornar a casa, non ci pensavo neppure: la campagna Indubbia- mente sarebbe stata fatta, tutti gli amici si erano impegnati ed io non dovevo, nè potevo mancare. A Bologna c'era il prof. Piazza che mi aveva sempre dimostrato un grande affetto: decisi di ri- volgermi a. lui. Infatti alla mattina mi presento in casa sua ed egli mi accoglie come un figlio, offrendomi la casa e tutto ciò che mi fosse necessario: mi presta abiti e biancheria e mi consiglia a restare nascosto per qualche giorno. Io seguo i suoi consigli, poi comincio ad uscire di casa alla sera, quindi, non essendovi nulla di nuovo, anche di giorno. Scrivo ai miei per informarli dell'ac- caduto, senza accennare però la famiglia presso cui mi trovavo, per tema che venissero a prendermi. Entrai in relazione con diversi volontari di Bologna che atten- devano essi pure di partire. Gli affari prendevano una piega mi- gliore: il ministro Rattazzi non tentava più di impedire la spe- dizione garibaldina. Tutti sapevano che ai confini si formavano le bande e che Terni era il punto di convegno. Attendiamo. Filopanti, Paia ed altri partono: mi. raccomando a loro perché, giunti a Terni, mi scrivano subito in proposito. Intanto Francesco Petit-bon di Panna, arriva a Bologna diretto per Torni e viene a salutare Piazza: si decide di partire assieme. prof. Piazza mi fornisce un abbigliamento completo da cam- pagna, comprese le scarpe: mi provo gli abiti e, quantunque lar- ghi e lunghi, bisogna tenerli in mancanza d'altro. Dovevo essere ben ridicolo equipaggiato in quel modo! Avevo un paio di cal- zoni turchini cosi larghi e lunghi che, per quanto li tirassi in su, e li rimboccassi, mi scappavano sempre sotto i piedi: la giacca

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