La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 32 - 20 agosto 1908

Bastava che avessero detto con voce commossa: « Signori giu- rati, noi siamo i frutti dell'ambiente. Voi al nostro posto non sa- reste migliori. Pietà di noi.» Gli altri, con un po' di eloquenza, potevano assurgere fino alla perorazione. Bastava indugiare sul- l'incitamento della disuguaglianzaa con parola che va al cuore per costringere i giurati alla assoluzione. Erano tutti tipi vol- gari, proprio buoni solo per la galera. Nella loro vita mancava perfino la. donna, un po d'amore, la pagina romanzesca che co- lorisce ed eleva sempre colui che è sulla piattaforma dei sangui- natii. Cosi io che sono pieno di dubbi sulla loro colpevolezza, ho .! applaudito al verdetto. La prigione è fatta per i cre- tini. Lo erano e sono stati giustamente condannati. La basse pègre fra noi indispone. La balde pègre invece ha tutto il nostro rispetto. Carlo Coturno è stato portato alla ruota di via Francesco Sforza:, Faccia brunastra, capigliatura fol- tissima, morbidissima, ne- rissima. Baffettini dello Stesso colore che gli dimi- nuivano la mascolinità del viso. Negli occhi era la iena con i suoi guizzi, i suoi odi, i suoi incendi, le sue esasperazioni sangui- narle. Prima di giungere alla ammonizione del pretore urbano ha bussato e ribussato al brefotrofio per una lila, per dei soldi, per dei bocconi di pane. Dormiva sulle cascina, nelle locande, negli angiporti, in' piazza Castello. Ghermito dalla mano dell' agente di pubblica sicurezza, è stato condannato adolescente all'ammoni- zione dallo stesso pretore che ha condannato alla stessa pena il Segantini. li futuro autore del trittico si è levato dal fango del- l'ammonizione con la fuga. Carlo Coturno vi si è adagiato e ha cercato il frutto dell'esistenza nel furterello. La fame è 'una lupa che urla nelle viscere, e lui, Coturno, a : venticinque anni si abbandonava alla grassazione a mano armata. Ne '89 era nella mala vita come il principe dei grassatori. Così Gemiamo Zanzottera.

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