La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 29 - 30 luglio 1908

82 la penna dissi lasciando lo scrittoio. Quell'uomo sarà la mia rovina Io voglio volare, ed egli, cioè lui... Bisogna imparare ! e lui mi mette in saccoccia del piombo! Pas- seggiavo in su e in già come un matto. Mi davo della bestia. In casa di Torriani mi sarei fatto, lentamente torse, ma sarei riuscito nel silenzio e nell'abbandono al superomismo stilistico. In casa di Ercolani ero troppo disturbato. Rosa che non mi lasciava in pace due ore. Lui che mi accoppava con le prediche, con le raccoman- dazioni, con le pedanterie di chi ha sempre paura che l'aria soffi troppo o che il sole sia troppo cocente. Io volevo crescere come le cavalle delle steppe. Selvaggió, sbrigliato, insofferente di gioghi. Paragonavo me all'Er- colani. Che cos'era? stavo per aggiungere un « egli ». Un impotente. Se non fosse stato ricco sarebbe morto di fame. Egli era.., qui ci vuole il pronome di terza persona, anche se il viceddio della lingua scritta strepitasse. Il pro- nome mi era rimasto in gola. M'ero fatto lo stile 'sul Giordani — un purista, un linguai.uolo a cui Leopardi sottometteva le sue prose — e non potevo mandar giù le violenze soppressive del mio nuovo maestro. Per in- giuriarlo meno che potevo gli davo dell'ammalato. Un ammalato della proprietà della lingua! Passata la furia, mi sono riseduto allo stesso posto, ho ripreso la penna, ho allontanato da me il fasci- colo col gomito, guardando le correzioni di sbieco e con aria cagnesca, determinato a non darvi retta. Giravo la penna scnza mettere il nero sul bianco. L'Ercolani mi aveva inorridito. Il mio cervello non aveva più nè idee nè parole per esprimere i pensieri. • (Continua). PAOLO VALERA, Direttore. GALUILIMITI GIU8111PPH, gerente reponsciOite ilitab. Tipografico Gallmberti, Netti • O,- Via i. Pietro all'Orto 98, Milano

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