La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 28 - 23 luglio 1908

19 Tutti hanno fatto pancia sulla patria unificata, tutti si sono arricchiti nella indipendenza, tutti gli arrivati hanno preso parte al bottino dell'Italia fatta. Gli spettatori, i temporeggiatori, gli speculatori della sentimentalità patriottica sono diventati corti- giani, generali, ammiragli, ambasciatori, ministri, senatori, de- putati, appaltatori, industriali, agrarii, negozianti, commeraanti, banchieri. Migliaia e migliaia di famiglie devono la ricchezza al periodo fortunoso del partage, degli onori regi, delle concessioni ministeriali, delle imprese ferroviarie, delle costruzioni navali, delle forniture militari, delle missioni lucrose, delle grandi ope- razioni bancarie, degli alti impieghi. Denari e gloria ai sopraggiunti, miseria, e derisione, e sarca- me, e vilipendio a cohiro che hanno sbarazzala la casa nazio- Battaglia del Voltarne. naie dalla tirannide. Per i garibaldini, gli unici facitori dell'I- talia moderna, non c'è stato che qualche miserabile berretto di generale per chi ha voluto metterselo in capo; come Nino che qualche cattedra per chi ha voluto accettarla, come il Guer- zoni, che qualche posto di impiegato al monopolio regio dei sali e dei tabacchi per chi ha dovuto piegare, come il povero Ma- locchi, il mutilato di Milazzo, che qualche pensione regia a un senza braccio o a un senza gamba, come al colonnello Liberio Chiesa, dei mille, che qualche posto di bidello a chi è Invec- chiato bussando agli usci dei potenti. E poi più nulla. E poi, nel periodo in cui incomincia per tutti il disfacimento personale, in cui si discende lentamente nella de-

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