La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 28 - 23 luglio 1908
15 GLI AVVENIMENTI NEL PARMENSE La cosa era prevedibile. L'assenza di 1243 Ambris dalla zona dello sciopero di Parma avrebbe finito per sbigottire le masse dalle braccia incrociate, avrebbe portato il conflitto fra i nuovi dirigenti e avrebbe dato modo ai riformisti di rovesciarsi sui sindacalisti con formidabili requisitorie come quella dell'ono- revole Bissolati. Noi non siamo così pessimisti. Perchè negli scioperi non bi- sogna fermarsi solo all'aritmetica: cioè all'addizione dei danni e delle perdite. Ai tempi dello sciopero generale londinese si diceva lo stesso di quello di Giovanni Burns, che lo ha condotto alla vittoria. Sommate le giornate perdute, il danno sociale patito, le sOf- ferenze individuali subite, la vittoria era un disastro finanzia- rio. Ma il beneficio morale? — Ma le organizzazioni lievitate da una resistenza che ha curvato l'albagia della classe capi- talista? Ma la solidarietà delle moltitudini che si è propagata da un operaio all'altro, da una associazione all'altra, da una federa- zione del lavoro all'altra fino in Australia? Gli scioperi sono tutte sconfitte finanziarie. Sono disfatte mo- mentanee. Ma in ciascuno di essi è una forza morale che con- tinua ad addensarsi e a preparare le masse per le vittorie finali. E' quello che non è alla superficie, è quello che non si vede che bisogna cercare negli scioperi. Alla superficie non c'è che lagrime e miserie. In fondo è il polline della vita nuova, della rigenerazione operaia, della ricostruzione sociale. io.
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