La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 28 - 23 luglio 1908

9 E così è capitato anche a me. Nel giorno in cui mi sono cre- duto un orecchiante, sono andato al palazzo Borbone. Ho agguan- tato qua e là delle frasi, ma per capire le sedute par- lamentari ho dovuto legge- re il giornale ufficiale. Bisogna smettere il si- stema di assassinare gli ac- cusati per un falso amor proprio. • Dio boia non c'è niente di male se non si sa una lingua straniera. Come non c'è niente di male se il pre- sidente della Corte d'Assi- se, proprio nel momento in cui tenta di fare il La- rousse della lingua fran- cese, sgrammatiCa dicendò dovressimo invece di do- vremmo. Tutti possiamo esser vit- time di un lapsus linguce o di un lapsus calatiti o di un lapsus inentaritc. — &rare est untanunt! La condanna di cinquanta giorni inflitta a una signora estera per un grido che è universale, che è diventato popolare e di tutti i comizi, che ha un significato di avvenire lontano, come quello di Viva la rivoluzione slciale! è stupida e bestiale. Non c'è che il cervello ammucchiato di lardo che possa vedervi un pericolo sociale. Cretini Il perduto. Ho pregato il prof. Bouquet, — perito ufficiale — di darmi in iscritto la sua dichiarazione per dimostrare l'asinesca cocciutag- gine degli accusatori sistematici: In primo !.uogo, è certo che la frase non va col verbo e livrer », poichè tutti sanno che livrer vuol dire consegnare. Esempio: livrer le coupable à. la justice. In secondo luogo, il verbo a délivrer > avrebbe senso, ma rlon sarebbe la parola precisa per parlare d'una liberazione legale. Infatti délivrer vuol dire e liberare a, ma liberare in un modo

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