La Nuova Commedia Umana - anno I - n. 24 - 25 giugno 1908
8 si è cacciato colla foga di un cavallo di buon sangue, che si senta alle reni il galoppo del competitore. Gli uomini dell'A- graria, inabili come altri mai, l'hanno provocato alla lotta, ed egli nella lotta si trova à suo agio, con tutti i suoi entusiasmi vibranti intorno a lui, con tutto l'orgoglio della sua forza mo- rale, fisica, intellettuale, che si tempra e si affina nel contrasto. Mai dalla faccia di Alceste De Ambris è scomparso in questi giorni di battaglia il tranquillo sorriso che gli è abituale; mai sono cessati nei conversari amichevoli quelle lunghe o rumo- rose risate che danno alla sua compagnia il fascino di un'al- legria comunicativa. Eppure quest'uomo nan è allegro nel volgare senso della pa- rola, la sua conversazione amichevole non è eccessivamente co- lorita di narrazioni umoristiche o di aneddoti licenziosi; egli ride di un buon riso tranquillo, delle piccole dissonanze onde è Alcune sei offeranti. fatta la vita della gente, in continua contrasto tra il reale e l'ideale, tra il fantastico e il comune, egli ride delle grandi frasi, dei paradossi pretenziosi, di tutto ciò che trascende il senso della misura... • Eppure egli non è un piccolo borghese gretto, dal piatto buon senso, anzi si lascia talvolta trasportare dalle fiammata ideali, e come ride della blague, della posa, ride della soverchia compostezza degli atteggiamenti, della pedanteria miope e tal- volta del quieto vivere della gente senza speranze.
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